Come il Metodo Feldenkrais può alleviare il dolore cronico:
disturbi del dolore da un punto di vista funzionale
L’origine del dolore
Solitamente si ritiene che il dolore abbia un’origine anatomica specifica. Quindi, se il pollice fa male, la persona presume che il pollice abbia qualcosa che non va. In molti casi di dolore cronico, tuttavia, le cause locali rimangono molto incerte.
Per esempio, contrariamente a quanto si riteneva, la ricerca ha dimostrato come, per la maggior parte dei dolori alla schiena, non sia possibile trovarne l’origine che riguardi un’anormalità dei dischi o della colonna.
Altrettanto oscuri sono i meccanismi fisiologici che stanno dietro la fibromialgia e a molte altre condizioni caratterizzate dal dolore.
Molto spesso si ha un bisogno emozionale o intellettuale di semplificare processi complessi del dolore, isolando le cause, un po’ come se fossimo una macchina che ha una parte che non funziona anche se ora questo approccio sta cambiando e si sta integrando una visione della persona e del dolore in modo più complesso ed olistico.
Il metodo Feldenkrais, ma non è l’unico, propone di inquadrare la questione su una base olistica e funzionale che si appoggia sulla biologia e sulla psicologia dell’azione motoria e dell’apprendimento del corpo.
Come il corpo “affronta” il dolore
Analizziamo, in tale prospettiva, un esempio di dolore cronico originato da una lesione traumatica. Dopo un evento traumatico, il corpo può mostrare poteri di guarigione immensi: i tessuti si riparano, l’infiammazione si riduce e il dolore diminuisce. Ma non è sempre così e in più il decorso del dolore non è del tutto prevedibile.
Il grado, la durata e la natura del dolore che si protrae non sono determinati soltanto dalla fisiologia locale e da fattori meccanici; altrettanto importante è il modo in cui la persona fa fronte al danno.
Alcune persone sono “attrezzate” meglio di altre per le problematiche della guarigione e possono affrontare meglio di altre un trauma o un danno.
Persone con un senso cinestetico, una postura o un’immagine di sé scadenti, con convinzioni negative, difficoltà emozionali o con sostegno sociale ridotto al minimo, sono purtroppo svantaggiate. Adattamenti inefficaci limitano la piena ripresa e aumentano il rischio di problemi successivi, come il dolore cronico.
Ma anche dove le condizioni e gli atteggiamenti relativi alla ripresa sembrano ottimali, gli schemi motori adattativi adottati in condizioni di lesioni o di malattia possono essere inadeguati e a volte possono anche inasprire il dolore futuro.
Perché a volte il corpo non riesce a risolvere il conflitto
Quando avverte dolore, la persona cerca di evitarlo compiendo degli adattamenti dinamici momento per momento che non sempre sono favorevoli al corpo.
Se il dolore persiste per un periodo di tempo più lungo, tali tentativi si cristallizzano in nuove posture abituali che possono alla lunga generare dolore o tensione.
Con il protrarsi del periodo nel quale si sperimenta il dolore, la causa scatenante iniziale che può essere un trauma, una malattia o una tensione, gli adattamenti compensatori possono diventare abitudini altrettanto stabili che resistono anche al modificarsi delle circostanze.
La persona ora si aspetta che certi movimenti o certe posizioni siano dolorosi e quindi impara a “tenere” il corpo in modi volti ad evitare certe posture e certi movimenti percepiti come dolorosi anche se il danno non sussiste più.
Purtroppo proprio gli schemi muscolari risultanti dalla autoprotezione contribuiscono al dolore futuro.
Mantenere delle forti difese muscolari richiede uno sforzo enorme, il peso di questi sforzi va a ricadere sui muscoli, sui tendini e sulle articolazioni e inoltre riduce la respirazione.
Come aiutare il corpo a rieducarsi a livello neuro-muscolare
Le persone possono modificare il proprio comportamento solo attraverso una rieducazione a livello neuro-muscolare. Imparare schemi di postura e movimenti migliori che comportino una riduzione della tensione muscolare, produce dei cambiamenti positivi sui fattori fisiologici in gioco nel dolore cronico.
Quindi così come gli schemi adattivi acquisiti possono far continuare il dolore, l’apprendimento di nuovi schemi più funzionali può ridurre o eliminare il dolore.
Adottando posture e movimenti più efficienti, gli schemi che mantengono il dolore cronico nel sistema nervoso iniziano a scomparire e il dolore risulta alleviato
Per fare ciò è necessario un apprendimento di tipo molto speciale – l’apprendimento deve ricollegarsi agli schemi neurali che riguardano le emozioni e l’immagine di sè e del proprio corpo, al fine di modulare lo scatenarsi delle reazioni protettive basate sui ricordi e paure.
Questo apprendimento motorio insegna come migliorare l’efficienza biomeccanica del corpo, la consapevolezza dell’ambiente, come sfruttare la forza di gravità e la conseguenza è un movimento più armonico, la riduzione delle tensioni muscolari e riscoprire una piacevolezza nel movimento che è quasi inaspettata.
Come il Metodo Feldenkrais migliora l’efficienza biomeccanica del corpo
L’effetto immediato dopo ogni lezione è uno stato d’animo più positivo, una diversa immagine di sé e del proprio corpo ed anche una riduzione del dolore.
Ma l’aspetto fondamentale di questo nuovo apprendimento è iniziare ad associare piccoli movimenti del corpo a sensazioni fisiche ed emotive piacevoli, rilassanti e assolutamente non stressanti. Tutto questo è possibile grazie a lezioni individuali o singole che aiutano la persona a percepirsi in modo più organizzato e completo.
Le persone che praticano feldenkrais da qualche mese percepiscono quasi subito che qualche cosa sta cambiando nell’immagine che hanno di se stessi, del loro corpo e del modo in cui si muovono.
Spesso le persone si sentono più forti, più positive e si muovono con più sicurezza nella quotidianità
Se vuoi maggiori informazioni su Come il Metodo Feldenkrais può alleviare il dolore cronico, contattami o scrivimi su whattsapp, per maggiori informazioni sul trattamento del dolore cronico da un punto di vista medico, contatta il Dottor Marco Loberti Neurologo