LA TEOLOGIA LAICA

Maleficent: un film per nuove donne e nuovi uomini

di Roberta Gargiulo ed Eugenio Delaney (Teologo)

Recentemente ho letto “Malefica”, scritto da Maura Gancitano, e mi è piaciuto molto. L’ho letto perchè tempo fa ho visto il film Maleficent che ha attirato molto la mia attenzione.

Così ho proposto ad Eugenio di approfondire il tema trattato dal film e cioè il rapporto fra donne ed uomini e sopratutto fra donne e donne, con l’idea di farne un progetto studio insieme, secondo la Teologia Laica.

Il libro è stato scritto dopo il film “Maleficent”, uscito qualche anno prima al cinema e che avevo avuto modo di vedere. “Maleficent” è la storia rivisitata della Bella Addormentata nel Bosco, diciamo una revisione più moderna ed evoluta della fiaba.

L’autrice del libro parla della trasformazione della rabbia femminile attraverso una storia e la storia è, come nel film, una rielaborazione della Bella Addormentata nel Bosco, favola che conosciamo tutti e che ha fatto parte della nostra infanzia.

Si narra di un Re ed una Regina che finalmente hanno una figlia e per festeggiare il lieto evento, organizzano una grande festa, invitando tutte le fate del Regno. Ma una fata viene dimenticata ed è la fata Malefica.  

Quando Malefica viene a sapere del torto subito, si arrabbia e scaglia una maledizione sulla bambina, condannandola a morte.

Tutti pensiamo ovviamente che la reazione della Fata sia stata spropositata rispetto al torto subito, una sproporzione che non quadra secondo una visione logica e di normali reazioni alla rabbia.

Ed è qui che entra in gioco la visione moderna di questa Fiaba nella versione cinematografica di Maleficent di Linda Woolverton. La sceneggiatrice del film, ha saputo inserire la sua invenzione letteraria che ci permette di capire il motivo per cui la fata cattiva ha reagito nel modo che conosciamo tutti, quindi dare una nuova interpretazione al gesto della fata che ci ha sempre lasciati senza parole.

La verità che Linda Woolverton  racconta è questa: Stefano, il Re e Malefica, la fata, si conoscevano da quando erano bambini e giocavano insieme anche se facevano parte di 2 regni diversi . Re Stefano faceva parte del Regno degli Uomini, il Regno ordinario mentre la fata abitava nel Regno straordinario, abitato da creature misteriose e magiche, il Regno dell’Invisibile.

Il Regno degli uomini era vittima della sete di potere e di denaro mentre nel Regno magico si viveva in totale tranquillità ed armonia.  Questi due Regni rappresentano il mondo materiale e il mondo spirituale.

Gli abitanti del Regno ordinario non riescono ad accedere al Regno magico e ne hanno paura. Stefano però ci riesce perché è orfano, non ha legami, non possiede nulla e può quindi passare dall’altra parte senza difficoltà perché non ha barriere.

Stefano e Malefica diventano e restano amici fino a quando Stefano incomincia ad essere assorbito dal mondo ordinario e dalla sete di potere. Si trova infatti a dover scegliere se rimanere fedele a Malefica oppure portare al vecchio Re che vuole assogettare il mondo spirituale al mondo materiale, le ali di Malefica e questo gli consentirebbero di diventare lui il Re e vivere nel castello.

Stefano opta per la seconda possibilità. Va nel mondo di Malefica di notte, la illude, non la uccide, ma le taglia le ali privandola del suo potere. Le porta al re e questi gli concede in sposa la figlia e lo nomina nuovo re.

Quando Malefica, che era una creatura straordinaria e dedita al bene, scopre di essere stata tradita e di non avere più le ali, si infuria a tal punto che la sua potenza guaritrice diventa una potenza distruttiva.

Vedere la scena in cui Malefica scopre di non avere più le ali è straziante. Di fronte ad essa una donna non può fare a meno di ricordare i tradimenti e i torti subiti, da lei stessa e da tutte le antenate che hanno subito torti nel corso dei secoli.

Ecco che qui entra in gioco il patriarcato ovvero quella forma mentis che ha portato l’umanità a mettere da parte e a desacralizzare il potere femminile (inteso non come donna ma come spiritualità) ma non solo. Questa scena riattiva anche il corpo di dolore maschile perché anche gli uomini non solo si portano addosso quello che hanno fatto nei confronti delle donne nella loro vita biografica ma si portano addosso anche il dolore che hanno provocato i loro antenati. Ma soprattutto il dolore che questa mutilazione genera alla parte femminile che risiede in ogni uomo. Un giogo, quindi.  che pesa su uomini e donne.

Questo senso di colpa che brucia ancora oggi può esser superato solo attraverso una cooperazione fra il mondo del maschile e del femminile. La scena del taglio delle ali è importante e in qualche modo giustifica la maledizione di Malefica e la sua rabbia. Anche se ovviamente non possiamo non sentire come ingiustizia il fatto che abbia maledetto l’incolpevole Aurora.  

Tutto questo ci fa capire che la maledizione è stata causata da qualcosa di molto più grande di un semplice mancato invito. Quando Malefica vede che è nata la figlia del Re, si vendica su di lei e questa vendetta credo sia la cosa più importante del film perché è qualche cosa che nella nostra vita quotidiana accada molto più spesso di ciò che pensiamo. Con questo atto di ingiustizia la sceneggiatrice del film vuole portare l’attenzione sul rapporto fra le donne stesse più che sul rapporto tra uomini e donne.

Malefica si accanisce, si vendica con Aurora perché è molto arrabbiata e vuole vendicarsi. Ma facendo la strega cattiva con Aurora, non si rende conto che sta compiendo su un’altra donna quello che è stato compiuto su lei stessa nel momento in cui Stefano l’ha privata delle ali.

Per proteggere Aurora, il Re e la Regina la allontanano da casa e la affidano a tre Fate che rappresentano il potere spirituale asservito al potere umano che La allevano in modo del tutto inadeguato.

Malefica, suo malgrado, è l’unica che sarebbe in grado di far crescere Aurora come donna. E in effetti grazie ad Aurora sente affiorare un nuovo sentimento di vita, che diventerà amore.

Comincia a guidare Aurora insegnandole l’ordinario e lo straordinario, compiendo su di lei un vero e proprio apprendistato magico.

Si reca da Aurora ogni notte, la raccoglie dal letto mentre dorme e la accompagna nella brughiera, ovvero nel mondo dell’invisibile. La fa entrare in contatto con gli esseri magici e al termine la riaccompagna nel letto posandola nella stessa posizione in cui era, così che le fate non si accorgano di nulla.

Malefica lo fa perché le viene naturale e sente crescere un nuovo sentimento che le fa capire che non è la strega cattiva di Aurora. Malefica ora può andare avanti e trasformare in amore la violenza subita con il taglio delle ali.

Noi abbiamo sofferto insieme a Malefica, abbiamo sentito la sua rabbia nello scagliare la maledizione ma le abbiamo consentito di trasformare questa rabbia in un sentimento di amore. L’amore di una donna nei confronti di un’altra donna. E’ questo il messaggio nuovo e fondamentale per una trasformazione futura.

Purtroppo viviamo ancora in una società in cui ci troviamo spessissimo in una situazione di Eva contro Eva. Donne contro donne. E questo accade perché il nostro archetipo di riferimento è quello della strega cattiva, ma riuscire a trasformare la strega cattiva in una fata madrina è un cambiamento importantissimo.

Questa trasformazione oggi spetta a noi.

Una rilettura simile a questa della Bella addormentata nel bosco esiste anche per la fiaba di “Cenerentola” della Disney. Non cambia tantissimo rispetto al passato ma accade un fatto fondamentale. Al termine della storia, la matrigna spiega a Cenerentola il motivo per cui le ha impedito di sposarsi: il suo sogno d’amore era stato infranto e voleva quindi impedire anche a Cenerentola di realizzare il proprio sogno d’amore.

Questa è una dinamica di rabbia e vendetta in cui le donne sono ancora invischiate ma dalla quale oggi si possono liberare grazie ad una maggiore presa di coscienza. Oggi abbiamo la possibilità di sciogliere la rabbia per ciò che ci è stato fatto, senza doverla scaricare sulla generazione successiva. Trasformare la strega cattiva in fata madrina.

Le donne giovani potrebbero smettere di avere delle nemiche nelle donne più grandi e avere delle vere e proprie antenate a cui fare riferimento. Un mondo femminile mutilato ma che può essere guarito grazie ad una profonda trasformazione al di là dei rapporto che ognuno di noi donne abbia avuto con la propria madre e la propria nonna.

Se sposiamo l’idea che una strega cattiva è una strega cattiva perché è una donna ferita, ci apriamo ad una progressiva riconciliazione con questa ferita e riusciamo a sciogliere questa sofferenza. La strega cattiva diventa strega madrina smettendo di accanirsi contro la donna della generazione successiva e comincia ad aiutarla. Questo circuito di dolore lo si può interrompere solo quando lo riconosciamo e decidiamo di invertire la rotta.

La grande novità di Malefica rispetto alla Bella Addormentata nel Bosco è che quando Aurora viene risvegliata dal bacio del vero amore, il bacio non è quello del principe ma è quello di Malefica e con questo bacio viene sigillato il mutamento a livello collettivo, il fatto che la strega cattiva è riuscita a trasformarsi in fata madrina e grazie a questo vero amore Aurora può svegliarsi. Non è più Maledetta ma Benedetta e può quindi svegliarsi e finalmente realizzarsi.

Alla fine del film Aurora diventa Regina dei Due Mondi: è umana ma riesce a vivere e a governare anche il mondo spirituale senza volerlo sopraffare, senza volerlo controllare. Ci riesce perché ha sviluppato quella parte di sé stessa che era stata soppressa per intere generazioni.

Ma qui emerge qualcos’altro sul quale bisogna lavorare ancora molto: Re Stefano.

Mentre Malefica compie un percorso interiore molto forte, Stefano non cambia. Rimane ancorato al passato e irretito nel trauma. Passa tutta la vita in una stanza a guardare rabbioso le ali di Malefica, a parlare con loro.

Nello stesso tempo guarda al futuro ma solo per aspettare il momento in cui riuscirà a distruggere Malefica. Preferisce morire piuttosto che cambiare.

Stefano non può essere salvato perché non vuole, è un modello maschile che oggi deve essere sostituito da qualche cosa di diverso. Nel film c’è però un altro modello di maschile: Filippo.

Filippo non è ancora un nuovo modello vero e proprio ma è una possibilità. Filippo non nasce con la sete di potere di Stefano, riesce ad accettare che Aurora sia regina dei Due Mondi. Cosa che per Stefano sarebbe stata inaccettabile. Filippo è il riflesso di una condizione che noi viviamo oggi a livello sociale e politico. Non sa ancora qual è il suo posto nel mondo ed è disorientato, tentenna. Non sa bene che cosa fare e questa è la sfida dell’uomo di oggi: sciogliere il suo corpo di dolore.

Oggi di dolore maschile si parla pochissimo, ci sono tanti lavori sul femminile ma ci sono pochissimi lavori sul maschile. Io credo che i tempi attuali attestino che un grande cambiamento è in corso e deve essere fatto da entrambi i sessi, anche se non sarà cosa né facile né indolore, come purtroppo stiamo assistendo con i troppi femminicidi, le rivolte di uomini e donne in alcuni paesi musulmani integralisti

Riorientare la mentalità patriarcale sarà un arduo lavoro che prenderà, credo, diverse generazioni. Certamente se siamo arrivati fin qui tanti passi sono stati fatti dalle nostre antenate ma tanti ne dovremo ancora compiere.

È importante pensare di conciliare le donne con le donne ma anche le donne con gli uomini e portare avanti questo lavoro insieme. Le fiabe sono importanti perché sono in grado di veicolare ai bambini messaggi che come diceva Jung mettono insieme quello che lui chiamava lo spirito del tempo e lo spirito del profondo .

Penso che un’educazione sessuale ed emotiva sia oggi fondamentale. Sono anche profondamente convinta che questa educazione non possa partire dalla scuola ma continuare con la scuola. La prima educazione dei nostri figli parte dalla famiglia. A tre anni un bambino ha già ricevuto un imprinting fondamentale. I primi anni di vita sono tra i più importanti nello sviluppo mentale e fisico dei bambini. È stato osservato che nei primi tre anni di vita avviene oltre l’80% dello sviluppo neuronale. In questo processo di costruzione del cervello, i bisogni fisici non sono gli unici che devono essere soddisfatti.

Un bambino a tre anni ha già introiettato il ruolo fra la mamma e il papà e quello di tutta la famiglia. Ha già inglobato un modello di maschile e di femminile, di rispetto per gli altri o meno. Ecco perché è così importante decidere, come genitori, che valori vogliamo coltivare nei nostri figli fin da piccoli. In modo che possano diventare degli adulti equilibrati e ben inseriti nella comunità.

Vi saluto e lascio la parola ad Eugenio nel prossimo articolo di Teologia Laica dove continueremo questo tema di Malefica.

Buona Vita a tutti!

Roberta Benessereconuntocco

Un caro saluto Roberta ed Eugenio

Per  maggiori informazioni su Benessere con un Tocco e su Cos’è la Telogia Laicacontattami o scrivimi su whattsapp