Intervista a Gabriella 

Neo Allieva Metodo Feldenkrais  e Farfalla part-time 

Chi è Gabry

Con orgoglio Gabriella mi dice che “abita in un popoloso quartiere, la mitica Torpignattara”. E qui sono venuto per intervistarla a Villa De Santis, quella col mausoleo di Sant’Elena per intenderci, bellissimo, dove frotte di ragazzi corrono per il chilometro che misura il circuito.

La mia ansia mi ha portato qui dieci minuti prima dell’incontro.

Mentre aspettavo su una panchina, mi è passata davanti correndo in modo impeccabile una flessuosa ragazza per almeno sei volte, suscitando la mia invidia e ammirazione.

A proposito dei nostri incontri on line con una Roberta sempre attenta a coinvolgere sia visivamente che con la voce i suoi allievi, Gabriella dice che in casa, per evitare rumori “…mi sono inventata un escamotage per vedere, essere vista e ascoltare senza far cadere le orecchie ai miei coinquilini…”.

A Pasolini questa frase sarebbe piaciuta. Come gli è di sicuro piaciuto il panorama che si gode tra gli squarci delle strade e piazze di questo quartiere spontaneo e vivo com’è la sua popolazione e come Gabriella stessa è.

.. narrando e raccontando ..

Infatti, da “Ragazzi di Vita” “…i ragazzi… si furono ben internati in mezzo a una Shangai di orticelli, reti metalliche, villaggetti di tuguri, spiazzi, cantieri, gruppi di palazzoni, marane… e quasi erano arrivati tra Tor Pignattara e il Quadraro”. Bella descrizione, vero?

Per esempio c’è una piazzetta che mi è cara assai, detta dei Savorgnan, dedicata a un mite esploratore africano – da ragazzo ho bevuto d’un fiato le sue pagine di viaggi – un galantuomo del colonialismo, al contrario di Stanley.

Suo era il palazzo dove oggi si gusta l’eccellenza del caffè di Roma, Sant’Eustachio che in greco vuol dire “che dà buoni frutti”. Non si poteva scegliere luogo migliore per un buon caffè.

A proposito di frutti, Gabriella coltiva con entusiasmo un orto urbano che è “…bello e ti dà tanta soddisfazione, tuttavia alla fine si sono dati un po’ tutti e se non ci penso io perdiamo la fatica fin qui sopportata…”.

Credo che questo dia la misura del suo carattere e delle difficoltà che riesce a superare con tenacia.

Anche quando fa Feldenkrais con noi, per dire. Si è ritagliata uno spazio così angusto, che ogni tanto qualcuno della sua famiglia inopinatamente occupa, che se allargasse le braccia, e Roberta ogni tanto ce lo fa fare per i suoi riti tibetani, toccherebbe le pareti.

Ma non se ne cura più di tanto, anzi si diverte e ci fa davvero divertire.

A proposito invece di caffè, adesso siamo seduti in un bar, dove Gabriella dice di star bene per le panche in stile da pub inglese, dove cominciamo la nostra chiacchierata…

Feldenkrais e la vita di tutti i giorni

Intervista Metodo FeldenkraisIntanto come stai, come stai vivendo questo nuovo corso della nostra vita?

In realtà non ci sono stati grandi cambiamenti a parte il fatto che ho finito di lavorare a dicembre e mi sono dedicata alle cose che più mi piacciono, l’orto per esempio.

Poi più o meno tutto è rimasto uguale e questo periodo non mi ha cambiata molto perché, cosa molto importante, pur avendo una casa abbastanza piccola, ho un grande terrazzo e quindi tra dentro e fuori ce la siamo cavata e siamo riusciti a sopravvivere e fare le nostre cose senza troppe difficoltà.

Non posso non farti questa domanda perché tutti ti hanno visto con la testa quasi infilata nell’oblò della lavatrice, credo sia una delle posizioni che il Signor Feldenkrais abbia previsto nel suo manuale.

Dunque hai scritto “hanno invaso il mio spazio oblò, ma sloggeranno”. Una bella determinazione.

Com’è il tuo spazio vitale?

Angusto assai, questa casa piccola di cui comunque sono orgogliosa, per noi meridionali è una vera tragedia, poi ti vengono i sensi di colpa perché non sei riuscita a provvedere a una casa più grande e comoda.

All’inizio i progetti erano ovviamente diversi ma poi sono cambiate tante cose, come spesso succede, ma adesso ci rido su di gusto, anche se siamo in difficoltà a gestire, in tre più un gatto, uno spazio davvero così piccolo…

…e se dovessi desiderare un altro ambiente come te lo immagineresti?

Mi piacerebbe molto personalizzare i miei spazi perché non è facile farlo dato che dobbiamo dividere e condividere tutto, avere vite parallele, desideri ed esigenze che vanno di pari passo.

Ognuno poi coltiva i suoi svaghi, mio marito per esempio è un uomo di meditazione, riflessivo – è laureato in matematica, figurati! – che fino a qualche tempo fa faceva yoga, mentre io mi sento molto esuberante, sempre in movimento. Vedi com’è difficile e complicato?

Uomini e donne nella vita e nel Feldenkrais

Me lo figuro perché anche io penso che voi donne siate molto più vivaci, più curiose di noi uomini. Poi non so se davvero noi siamo più riflessivi o abbiamo più immaginazione.

A questo proposito a volte Roberta, quando gli esercizi sono troppo faticosi, ci invita a immaginarli. Tu ci riesci? Io affatto.

Ci provo. Penso di esserci riuscita ma per poco tempo, ci provo sempre.

Ma mi è difficile stare ferma, ho bisogno di muovermi e quindi devo sempre provare a fare le cose.

Qualche volta ho provato il non movimento e devo confessarti che all’inizio mi sentivo un po’ sciocca, forse un po’ troppo, poi ho pensato che se me lo dice Roberta, e io in lei ho molta fiducia, che stimo moltissimo, allora vuol dire che funziona e dunque ci ho provato. E con difficoltà ci sono riuscita.

Quando e perché hai approcciato Feldenkrais, cosa hai pensato potesse essere, ti eri informata prima?

Me ne avevano parlato alcuni amici già un anno fa ma non avevo memorizzato bene il nome.

Loro mi dicevano che facevano questi movimenti liberi, che si divertivano ma io ero un po’ scettica, avevo le mie riserve ti dico la verità.

Sono persone che mi piacciono tanto e di cui mi fido ma questa cosa mi lasciava perplessa.

Poi ho conosciuto un’altra signora, Lorenza, che frequenta lo stesso gruppo e, come a volte capita, è nata una simpatia, una intesa spontanea, cosa che non succede con tutti.

Mi piace perché ci capiamo e parliamo lo stesso linguaggio.

Mi ha dunque invitato a provare.

All’inizio mi sentivo un po’ costretta però venendo da lei quest’invito, ci ho pensato, ho provato, mi è piaciuto molto e ho continuato a farlo.

Avendo smesso di lavorare non volevo impegnarmi ma, siccome poi sono curiosa assai, ho provato.

E devo dire che questa attività ti permette di avere davvero libertà nel movimento…

Palestra o Feldenkrais 

E come mai questa disciplina? Prima di fare Feldenkrais hai frequentato, per esempio, una palestra classica, posturale?

Sì, alcune palestre, quelle diciamo normali, per me noiosissime.

Poi ho frequentato questa Villa De Santis e il suo circuito (quel chilometro che la ragazza ha fatto cinque volte in dieci minuti), ma ho smesso per il caldo, io soffro molto il caldo ma ogni settimana percorrevo i miei bravi chilometri inserendo ogni tanto qualche centinaio di metri di corsa…

Volevo farti una domanda un po’ atipica, tu pensi che noi siamo quello che vediamo?

Ti domando questo perché la frase che hai scelto per il nostro lavoro con sottofondo musicale l’hai tratta da una serie televisiva, Call the midwife, in italiano L’amore e la vita che, ti confesso, non ho mai visto. So che si parla di nascite e dunque emozioni molto intense. Puoi per favore spiegare il perché di questa scelta?

È difficile rispondere a questa domanda. Ci provo.

Io sono sempre stata un po’ diffidente pur avendo amato e amo la vita alla follia.

Ho un figlio, più che ventenne, che si trova oggi ad affrontare gli stessi problemi che avevo io da adolescente e con qualche difficoltà in più ma, tornando indietro, direi che se da una parte mi piace vedere sceneggiati televisivi che ti danno queste forti emozioni, come quelle appunto delle nascite, dove si cerca di salvare vite, e mi piace la vita sotto tutti gli aspetti, dall’altra parte non credo che tutti gli sforzi che si fanno per vivere abbiano poi uno scopo ben preciso. In questo sono un po’ contraddittoria, doppia, come si dice…

Uno, Nessuno e Centomila..

Direi che doppi lo siamo un po’ tutti. Ma torniamo al Feldenkrais e a qualche informazione di ritorno.

Hai scritto “bellissima lezione anche se un po’ tosta: tolto il tappetino mi è piaciuto molto scivolare sulle mattonelle” e ancora “bella lezione oggi, penso che dormiremo tutti benissimo”.

Ti capita di essere sempre contenta di quello che fai oppure a volte meno?

L'intervista gattoNo, no, mi è sempre piaciuto, sono stata sempre molto contenta. Certo in alcune cose posso sempre migliorare, fare meglio alcuni movimenti.

Ma sono sempre stata cosciente che aver ripreso le attività fisiche comporta sempre qualche difficoltà.

Devo dirti che ho assaporato la soddisfazione, quando Roberta dice “alzatevi len-ta-men-te, sentite gli appoggi, è successo qualcosa?”, di verificare che in effetti al mio corpo succedeva davvero qualcosa. 

con mia grande meraviglia la mia posizione, gli appoggi, nonostante il mio grande, come ti dicevo prima, scetticismo, si modificavano. E non era affatto suggestione perché io sono molto realista e cerco di tenere sempre i piedi fortemente poggiati a terra

… ”fortemente poggiati sulle nuvole” come diceva Flaiano…

Esatto, ma molto fortemente perché poi sono anche una grande sognatrice…

Paolo Mai – Pedagogista

…fa parte della ricchezza di ciascuno di noi. A questo proposito hai scritto “lavorare, nel senso della fatica fisica, divertendosi.

Hai collegato questa frase a Paolo Mai, pedagogista. Sono curioso di sapere qualcosa di lui, ma anche, ricollegandoci alle nostre lezioni, cos’è che ti diverte nel Feldenkrais anche se si suda e si lavora tanto?

Paolo Mai è un pedagogista molto moderno che a scuola si è annoiato mortalmente, per cui memore di questi ricordi, è riuscito a creare un sistema per cui i bambini non si seccano più di tanto ma si divertono.

Imparano divertendosi.

Tu pensa che al convegno dove l’ho conosciuto ha parlato per più di un’ora e nessuno si è accorto del tempo che passava: mi ha incantato.

Per quanto riguarda il Feldenkrais, per questa esperienza che ho, che comunque è abbastanza limitata, secondo me ci si diverte anche perché dipende molto da chi c’è dall’altra parte che ti guida, non solo l’istruttore o maestro, per noi Roberta, ma anche per il gruppo.

Devo dire che questo gruppo l’ho trovato di una simpatia davvero forte, quasi esagerata.

Pensa che non conoscevo nessuno, tranne appunto Lorenza, e sembrava che ci conoscessimo da sempre. E ne avevo davvero bisogno in quel momento perché magari a volte l’entusiasmo ti viene un po’ meno, come con il soufflé quando si apre il forno troppo presto.

Libertà di partecipare alla lezione quando lo si desidera davvero

Feldenkrais e l'orto Immagine davvero efficace. Hai ancora scritto, quando Roberta ha chiesto un nostro feedback “relax totale tanto da non riuscire a parlare, ho dormito nove ore di fila”. Un’altra volta invece “oggi non partecipo, sono molto sfasata causa notte insonne, ma proprio tutta”. Come mai questa, diciamo così, doppia visione?

Ma no, non era per il Feldenkrais, la notte insonne è stato perché purtroppo ci era morta la gatta dopo più di diciassette anni con noi, ahimè. Invece quelle volte che non riesco ad addormentarmi per altri motivi mi vengono in mente le lezioni di Roberta sulla respirazione, quella invertita, quella toracica, addominale, e ancora invertita, insomma mi addormento di botto. E sì, mi rilasso davvero.

Perché dici, nonostante l’impegno e le lezioni che stiamo facendo che “candela e ponte sono, e per ora rimangono, un lontano ricordo di gioventù”? Prima lo facevi?

Sì certo, ero bravissima molti chili fa (ride di gusto Gabriella), mi divertivo, facevo ginnastica acrobatica, facevo un sacco di cose.

Questo è uno dei miei difetti peggiori, quello di pretendere nel senso inglese del termine “to pretend”, fingere di fare le cose, far finta di avere sempre vent’anni e venti chili meno. La mente va dove vuole andare e il corpo cerca di seguirla ma non sempre ce la fa, anzi quasi mai…

E noi come ci percepiamo dall’interno.. sempre giovani!

…hai proprio ragione, noi pensiamo che gli altri ci vedono per come ci sentiamo dentro, invece ci guardano come, purtroppo, siamo fuori…

…è quello che sostiene anche uno studioso che ho conosciuto in un momento molto difficile della mia vita, tra le altre cose un filosofo e un musicoterapeuta, insomma un maestro di vita e parla sempre di quest’anima bambina che abbiamo dentro e che spesso dimentichiamo e non riconosciamo come tale e che bisogna liberare.

Sono d’accordo. Quando Roberta ci ha chiesto cosa avremmo voluto che il Feldenkrais ci permettesse di fare o di rifare tu hai detto “migliorare la postura senza star lì a pensarci troppo”. Vuoi dire che il Feldenkrais ti aiuta nella consapevolezza del movimento nella quotidianità? Secondo te come funziona?

Il fatto è che noi non prestiamo mai molta attenzione alle cose che facciamo, le facciamo in automatico, per istinto. Bisogna tagliare un po’ di rami che ci condizionano.

Noi tendiamo a fare troppe cose insieme, siamo come si dice oggi multitasking, e questo non va bene o meglio, non va più bene.

Io purtroppo faccio e devo fare troppe cose in contemporanea e mi costa una fatica immane per cui mi ha fatto tanto piacere tagliare un po’ di cose, magari metterle da parte per poi riprenderle e far entrare in me la consapevolezza delle famose, come dice Roberta, vertebre che devi sentire “una alla volta”, ischio destro, ischio sinistro.

Oppure “poggia la nuca ma pensa al tuo osso sacro”, ed è una cosa bellissima. Che poi tu le vertebre davvero riesci a vederle ed è stata una conquista per me perché significa che sono riuscita a isolare una sola cosa in quel momento e tutto il resto non c’era più, come sfocato.

Percezioni di noi stessi, fantasia o realtà

corsi feldenkrais roma Montesacro gabriellaHai poi scritto “ora respiro molto meglio dalla parte che ha lavorato di più e sento lo stesso lato più fluido, più armonico nei movimenti” e ancora “sto eliminando il cuscino quando vado a dormire”. Insomma mi sembra che gli incontri diano molti frutti, vero?

Secondo me è proprio questa lentezza, questo rallentare le attività, questa voglia di concentrarsi, di sperimentare campi nuovi e inesplorati che pian piano ti restituiscono qualcosa, per esempio il cuscino che non uso più.

Volevo dire a Roberta, e ancora non l’ho fatto, che facendo dei tratti a piedi, adesso anche abbastanza lunghi, mi sono accorta – mi riallaccio alla “postura” – che mi muovo in un’altra maniera, cammino in un altro modo, mi sento più morbida, più fluttuante, più elastica. Meno pesante, più leggera.

Secondo te questo è un fatto che viene automatico?

Io non penso che sia una nuova consapevolezza, io ci sto molto attenta, ecco perché dicevo “senza pensarci troppo”. Mi sono accorta che cammino meglio, in un altro modo.

Ci ho fatto caso, ho riflettuto che il tutto deriva da quello che ho fatto e che faccio. È una rivelazione al contrario, prima mi sono accorta del nuovo modo di camminare e poi ho associato al Feldenkrais. Mi muovo meglio, il famoso bacino che si muove…

Le lezioni INSIEME che diventano realtà di tutti i giorni

Ma nella vita pratica di tutti i giorni, tu ti ritrovi a fare le cose che fai con Roberta?

Muovo il collo, questo sì, qualche volta l’elicottero. Ai tibetani ci sto pensando e credo che li riprenderò perché mi piacciono.

L’altra cosa che faccio qualche volta, quando mi capita, prima di dormire, a parte le respirazioni, ruoto le caviglie, i polsi, li sciolgo. Piego le ginocchia, tiro un po’ su le gambe però non reggo molto, la forza di gravità è più forte di me…

…la gravità è più forte quasi di tutto, tranne che dell’amore…

Non apriamo per favore quella porta, devo ancora elaborare… (abbiamo riso parecchio!).

Chi è l’insegnante nel Feldenkrais

Com’è secondo te Roberta come insegnante? E come donna? Cos’è che ti ispira fiducia in lei?

Guarda, Roberta, e si sente dal suo tono di voce, è molto paziente.

Una pazienza infinita. È bravissima, molto competente, ha una passione smisurata, crede davvero in quello che fa e lo coglierebbe chiunque, anche senza prestare molta attenzione.

Come persona la conosco poco, l’ho vista sul sito, abbiamo fatto insieme quel video di cui sono molto orgogliosa, e si vede che è una donna che ama giocare, mettersi in gioco, bel gioco di parole. Ecco, le piace essere attiva, partecipare, circondarsi di persone, non è una solitaria, è molto aperta e questo mi piace moltissimo.

Poi ha un sacco di idee, di iniziative, è molto fantasiosa, ha una vena artistica, mi sembra. Poi crea le lezioni, le crea di volta in volta e sono sempre diverse.

Studia ci pensa, riflette e agisce. E di lei ho una fiducia totale, quando la ascolto mi abbandono. Mi affido a lei perché proprio mi fido.

La potenza del Gruppo e del gioco di Squadra anche nel Feldenkrais

Abbiamo parlato di Roberta e di te, parliamo un po’ del gruppo. Volevo chiederti se ti ricordi di un episodio che ti ha molto colpito in modo positivo, che ti ha divertito?

Di episodi ce ne sono stati tanti e tutti molto simpatici, che ne so, per esempio quando abbiamo fatto gli animali, ho visto qualcuno davvero divertente.

Io invece sono partita con l’idea del cane e mi sono ritrovata a fare lo scimpanzè, no l’orango, scusa, il gorilla comunque una scimmia imponente che cammina come fanno i gorilla, sulle nocche delle mani.

E ho visto qualcun altro che si muoveva in modo buffo, e mi ha suscitato parecchia ilarità.

Uomini nel Feldenkrais realtà o leggenda

Una domanda che mi riguarda. Perché secondo te ci sono così pochi uomini a fare Feldenkrais?

Ci sono pochissimi uomini dappertutto. Io ero pure andata a ballare, volevo imparare a ballare il tango argentino, poi è venuto il Covid.

Bah, quando mi decido a fare le cose io chissà perché succede sempre qualcosa di sconvolgente, insomma il corso che ho frequentato era in grande prevalenza femminile tant’è che agli allievi più preparati di altri corsi chiedevano di aiutare a formare le coppie.

Poi ti dico che tra i miei amici i due uomini più attivi e curiosi, che hanno voglia di fare, stanno uno in Calabria e l’altro in Puglia.

Non lo so, secondo me si impigriscono quando si sposano, hanno poca voglia di mettersi in gioco. Sto leggendo un libro “Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere” di John Gray, insomma veniamo da due pianeti differenti e ci siamo ritrovati a vivere insieme ma ci siamo dimenticati di quando stavamo sui nostri rispettivi pianeti e si stava benissimo da soli…

…sostiene l’autore…

…sì, sì, certo, sostiene l’autore…

Feldenkrais e vita dopo la morte 

Comunque, per finire, rileggo la frase che mi hai mandato “quando il cuore si fa silenzioso noi non cessiamo di esistere perché alla fine diventiamo tutti un ricordo”. Ma secondo te noi siamo o diventeremo solo un ricordo o siamo qualcosa di più vitale?

È una cosa su cui sto molto riflettendo, in effetti.

Penso che siamo solo di passaggio, siamo in vacanza sulla terra, a volte va bene, a volte va male.

Ma secondo me non siamo o diventeremo solo un ricordo perché produciamo qualcosa, simpatia, antipatia, contentezza cioè scateniamo qualcosa durante il nostro passaggio.

Su quella famosa frase, che è poi un luogo comune, “parlate bene o male di me purché parliate” io non sono d’accordo. O parlate bene oppure per favore state zitti oppure ancora lo dite solo a me…

 

…e come non essere d’accordo con Gabriella. Non so come, ma rileggendo tutte le cose che ha scritto sul Feldenkrais, su Roberta e per quello che mi ha detto in questa mattina di sole, mi sembra che Gabriella abbia una sensibilità davvero accentuata e un’energia strabordante.

Penso che possa accendere una lampadina con la solo forza del suo sguardo. Che stia attenta a tutto quello che di positivo o di modificato il suo corpo riesce a derivare da questa disciplina.

Ma direi che se leggete bene quello che ha raccontato, capirete che non è solo per questo o di questo che ha parlato. Perché la sua sensibilità o profondità nel sentire il mondo che la circonda attiene alla sfera complessiva dell’esistenza. Che vive con risoluta tenacia, nonostante le non poche e importanti difficoltà che mi pare di aver intuito.

Solo per fare un paragone posso dire che fino ad oggi l’unico feedback che sono riuscito a dare a Roberta è stato “Oh, lo sai che il mio collo va meglio?”. Ecco, questa è la differenza tra di noi. Diciamo che se dovessi correre insieme a lei questo chilometro di circuito, mi avrebbe già doppiato sei o sette volte prima ancora che io avessi cominciato a sudare e a capire se quella era la direzione giusta…

Francesco Marchese

 

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