Intervista a Silvia : Allieva Feldenkrais e futura Councelor

Chi è Silvia

Silvia ti riserva sempre un sorriso. E di questi tempi è uno dei regali più belli che si possano ricevere.

Silvia è sempre in movimento, anche con gli occhi, che sono chiari e vivaci, anche quando sembra che la tristezza le sopravanzi.

Silvia, si intuisce, è una persona che ha molta determinazione, impegnata su molti fronti e soprattutto attenta a tutto quello che le capita attorno.

Una volta ha inserito sul nostro gruppo la foto di una signora che s’era persa per la città – mi piace immaginarla così e non che era, come si dice, scomparsa – la mamma di una sua amica, per fortuna subito ritrovata.

Nella frase di ringraziamento, chiara e trasparente come aria, trapelava tutta la sua contentezza. Mi è piaciuto.

Un’altra volta invece ho pubblicato una poesia di Camillo Sbarbaro, un poeta a me molto caro.

Parlava recita “…padre, se anche tu non fossi mio padre, per te stesso ugualmente ti amerei…”. Alcune delle parole più profonde che a mio parere siano mai state scritte sui genitori.

Silvia mi hai ringraziato scrivendo sentimento intenso a me caro. Ho potuto solo immaginare le emozioni che l’hanno attraversata e i piccoli e grandi segreti che un pensiero simile ha fatto riaffiorare nella sua mente.

A volte, e io direi quasi sempre, è giusto tenere per se stessi i propri segreti e tenerli abbracciati a noi.

Fuori dalla palestra l’ho vista nel suo negozio di alimenti biologici che gestisce in un andirivieni compulsivo, mettere a posto, pulire, suggerire, il tutto per la soddisfazione del cliente.

Ci si sente a casa, si ascoltano i suoi consigli e si esce con una discreta scorta di buoni prodotti.

Mi ha molto colpito, per esempio, il fatto che mi facesse aspettare per pagare perché doveva prima ripulire il pavimento da un vasetto di senape che qualcuno inavvertitamente aveva fatto cadere. L’ha fatto in fretta e bene, direi con amore.

Mi è piaciuto molto.

Ma adesso, prima che inizi a piovere, abbiamo il nostro dialogo.

Cosa vuol dire  avere la “mente occupata”

Io non ti conosco, in pratica quasi per niente però ho letto quello che scrivi sul nostro gruppo e dunque vorrei iniziare con una domanda un po’ personale, se permetti.

Hai scritto, a proposito del messaggio vocale che vorremmo musicare, che “purtroppo non riesco a farlo, mente troppo occupata”. Cosa significa per te avere una mente troppo occupata?

La mente troppo occupata è soprattutto in questo periodo di segregazione perché la mia vita ha proseguito come prima ma con degli aggravi di responsabilità, sul lavoro per esempio perché è cambiato il modo di lavorare, il modo di interpretare i desideri delle persone che incontri, dover mediare.

E in più mi sono dedicata allo studio, alla scrittura della tesina da elaborare e consegnare per il primo anno del counseling.

In realtà alla fine non è cambiato poi molto anche se le lezioni dobbiamo farle on line, tuttavia non è stato affatto facile scriverla perché ero presa dal lavoro, da un cambiamento di vita nei confronti di mio figlio che sta approcciando a una maturità tutta particolare, insomma un bel periodo pieno.

Infatti sono venuta qui e sono del tutto rilassata perché mi piace fare questa esperienza anche per un omaggio a Roberta, perché la ritengo una persona eccezionale che mi ha aiutato nei miei momenti difficili, ma sta aiutando anche moltissime altre persone…

…è una delle domande che ti avrei fatto dopo. Torniamo a noi e a quello che facciamo insieme… 

…piacevolmente…

Perchè una persona sceglie di praticare il metodo Feldenkrais?

…certo, piacevolmente. Ottimo avverbio. Mi piacerebbe sapere come hai conosciuto il Feldenkrais, e come mai questa disciplina ti incuriosisce e conquistato più delle altre. E soprattutto perché Feldenkrais e non, per esempio, una palestra classica, posturale…?

Naturalmente io non conoscevo né il signor Feldenkrais, né tutto quello che ruota attorno.

 È accaduto che con Roberta abbiamo un amico in comune, Massimo, con il quale a volte condividevo delle esperienze di volontariato e nella sua struttura Roberta teneva questo corso.

Tempo fa avevo anche approcciato le danze greche che non era solo un’esperienza fisica, ma anche mentale, tu pensa che il ritmo della danza veniva scandito con i numeri greci, e durante la lezione venivano spiegate le ragioni di ogni danza e le regioni in cui si praticano.

Molto interessante.

Tuttavia la sera dovevo, come si dice, scaricarmi dalle tensioni più che concentrarmi sulle cose, dunque ho abbandonato le danze.

Poi Massimo mi ha suggerito di provare Feldenkrais. L’ho fatto ed è nata subito una sintonia con Roberta e in più mi aveva incuriosito non solo l’esercizio in sé, ma l’armonizzazione del movimento.

In realtà mi ha stimolato il fatto che c’era con noi una persona molto in là con gli anni, un uomo, e mi sono detta che questa è qualcosa che possono fare tutti. Poi nella mia vita ho avuto l’opportunità di frequentare molti corsi, dal nuoto alla danza classica, quest’ultima praticata per molti anni…

…si vede quando fai gli esercizi, sei molto armonica…

…poi mi sono data alle palestre, tutte le palestre possibili e mio papà mi diceva che regalavo i soldi perché non ci sarei andata…

…non ti preoccupare, è quello che dice anche mia moglie…

…aveva ragione lui, mi stancavo, mi disamoravo e quindi abbandonavo le palestre. Poi siccome punto molto sull’armonia e sull’equilibrio, anche se spesso non si riesce a raggiungere un buon equilibrio, al contrario dell’armonia che credo sia più alla nostra portata, in tutto, nelle idee per esempio, nel mio lavoro. Insomma, cerco sempre di armonizzare il mio modo di essere.

Si può cambiare il modo di usare il corpo

Quello che a me è sembrato di capire è che il Feldenkrais ti impone una consapevolezza del movimento, cioè capire i meccanismi del nostro corpo e fare in modo che diventino una consapevole quotidianità. Pensi che sia corretto, e se sì, puoi per favore spiegare in cosa si esplicita?

Certo che sì. In realtà in tutte le cose che faccio, sul lavoro, nei corsi che seguo, devo essere sempre presente a me stessa e spesso parlare di me stessa, il sentire qui e adesso. Nelle lezioni di Feldenkrais invece avrai notato che sto zitta quasi sempre perché me le godo e ascolto il mio sentire, preferisco non esternare quello che sto sentendo anche se mi rendo conto che è essenziale dare un riscontro, un feedback a chi ci sta intorno e soprattutto a Roberta. È molto importante la relazione di gruppo perché guardando gli altri si cresce e si migliora…

Questo è vero, le persone, me per primo, tendono a parlare poco, a non scoprirsi, a mantenere i propri segreti. Che poi è anche bello conservare i propri segreti…

…io non sono proprio così, amo molto parlare, tuttavia in questo anno, in questo periodo io preferisco stare dentro me stessa, ascoltarmi, anche se è faticoso confrontarsi con se stessi.

Il corpo come possibilità di manifestarsi nel mondo

Ritornando alla mente troppo occupata, mi piace molto questa tua espressione, è corretto dire che se organizziamo meglio il nostro corpo si riesce anche a migliorare la propria capacità di relazione? Per quello che mi riguarda, per esempio, dopo una buona lezione sono più propenso a relazionarmi con gli altri…

È proprio così, soprattutto in questa disciplina, diciamo una vera e propria filosofia di vita che ha come obiettivo anche un lavoro introspettivo, migliorare le proprie capacità complessive.

Dopo di che, questo nostro lavoro interiore ti mette nelle condizioni di essere aperto, più pronto alle relazioni, per esempio avere una maggiore e migliore serenità.

Per quel che mi riguarda ogni volta che finisco una lezione di Feldenkrais sento dentro di me una emozione armonica che mi permette di approcciare, tanto per dire a mio figlio, con maggiore serenità, e tutti sappiamo come è difficile rapportarsi con i propri figli adolescenti.

FELDENKRAIS .. solo una “moda” o anche una crescita di sè

Ma nella vita pratica di tutti i giorni, tu ti ritrovi a fare le cose che fai con Roberta?

Non consapevolmente, tuttavia sto facendo attenzione soprattutto… tu ricordi Tiziana, lei diceva che utilizzava al lavoro, seduta alla scrivania, alcune posture e movenze che la aiutavano a mantenere fluido il proprio corpo.

Ecco, alcune volte, inconsapevolmente, faccio alcuni movimenti che ho imparato e che mi sono stati di grande aiuto, diciamo un supporto che mi ha consentito di non nuocere al fisico perché se avessi fatto un altro tipo di movenza è molto probabile che avrei, diciamo così, danneggiato il fisico.

In pratica mi sarei fatta male…

Roberta R. mi ha detto che una volta, prima di alzarsi dal letto, ha ripensato a come doveva farlo, più dolcemente, alzarsi senza scatti, cosa che io faccio poco o per niente perché me ne dimentico…

…no, no, io faccio molto riscaldamento prima di alzarmi dal letto, da supina.

E poi io ho il gatto (e il viso le si illumina improvvisamente) che fa esattamente i nostri movimenti, le posture proprie del Feldenkrais.

Avrei voluto riprenderlo e mandare a Roberta ma mi sfugge ed è troppo veloce. E quindi ho davanti agli occhi il loro esempio.

I gatti quando si alzano non lo fanno di scatto ma fanno tutti movimenti di allungamento per poi mettersi eretti a quattro zampe…

Uomini e Feldenkrais: possibile sia impossibile?

…è una delle cose che ti volevo chiedere perché sulla foto-profilo ho visto che ci sono due gatti color miele. Cambio argomento a favore di una domanda che faccio sempre, perché secondo te gli uomini hanno più difficoltà ad avvicinarsi a queste tematiche, perché ce ne sono così pochi?

Direi che conta la predisposizione di animo, per esempio te e Domenico, ancorché siate uomini completamente diversi, però avete in comune una gentilezza d’animo (non so se Silvia l’ha notato ma la lusinga mi ha fatto leggermente arrossire), che tantissimi uomini posseggono ma che non hanno ancora scoperto oppure non la esprimono o non riescono ad esprimerla.

Forse sono anaffettivi oppure non hanno esempi cui hanno potuto attingere o conformarsi, chissà.

Sissi mi ha detto che secondo noi maschi, fare posturale è da “sfigati” …

…invece dove andavo io a fare posturale c’erano molti uomini, anche giovani ma solo perché avevano avuto difficoltà o problematiche fisiche, interventi o incidenti.

Ma torniamo a Roberta…

…la nostra first lady…

…esattamente. Lei sicuramente, almeno a me, ispira fiducia. La fiducia poi è immediata perché la percepisci subito ma poi va conquistata nel tempo. Secondo te perché Roberta ispira fiducia?

Dovessi dirlo in modo razionale ho fiducia in lei perché conosco la sua storia, perché è una grande professionista.

Ha studiato, ha studiato molto e quello che ha studiato lo ha messo in atto.

Poi si aggiorna sempre e questo è importante. Se dovessi far parlare il mio cuore, ti direi che mi piace perché anche io sono molto in sintonia con la sua visione di vita, come se avessi trovato una sorella, mi piace come si approccia alle persone, per esempio.

Per me è molto importante, anche più della sua professionalità, che è grande…

…una ragazza che ho intervistato, per me siete tutte ragazze (Silvia ride di gusto e approva), mi ha detto che prima faceva “posturale”, l’attività era noiosa ma l’insegnante molto divertente. Nel Feldenkrais invece è l’attività proprio che è divertente. Che ne pensi?

Esatto. L’attività è molto divertente. Anch’io ho fatto posturale con una insegnante davvero brava, tuttavia per quanto una insegnante possa essere attenta e in gamba, l’attività è abbastanza, come dire, fredda.

Cioè sono quegli esercizi mirati che però non mi hanno molto aiutato ad esprimermi completamente.

Con Roberta ci si esercita tenacemente ma con piacevolezza e per le sue competenze interdisciplinari si ha l’occasione di sperimentare anche movimenti che afferiscono ad altre discipline, magari simili…

Il Feldenkrais: una filosofia di vita o una pratica di movimento consapevole

Ma tu da quand’è che fai Feldenkrais?

Beh, nella mia vita ci sono state una serie di vicissitudini, ho cominciato qualche anno fa, poi ho smesso per varie problematiche e non avevo tempo da dedicare a me stessa.

Dunque mi era rimasto, come si dice, l’amaro in bocca e così, dopo aver risolto parte dei miei problemi, ho ricontattato Roberta anche perché avevamo una amica in comune e ogni tanto ci sentivamo tramite lei.

Dopo di che, un paio di anni fa ho voluto assolutamente incontrarla di nuovo perché sentivo che era rimasto qualcosa di sospeso…

In questi anni sono entrate e uscite diverse persone dal gruppo. Volevo chiederti se ti ricordi di un episodio che ti ha molto colpito in modo positivo e invece di un episodio che ti ha un po’, diciamo così, disilluso?

Abbiamo iniziato insieme ad una mia amica che adesso non frequenta più, e avevamo formato un bel gruppo anche con una signora sud americana che mi è piaciuta moltissimo.

L’episodio positivo in realtà è uno stato d’animo perché il gruppo era davvero armonico, in sintonia, positivo.

Ognuno di noi riusciva a esprimere sé stesso in piena libertà, ci facevamo moltissime risate e parlavamo, forse anche troppo.

Avevamo trovato una chiave comune, ci divertivamo, anche se eravamo totalmente diversi. Ecco, questo fatto della diversità per me è molto stimolante, come per esempio questa signora approcciava alla vita mi piaceva moltissimo, con molta serenità.

Poi per varie circostanze ci siamo un po’ persi, ognuno ha preso strade diverse… ecco, questo un po’ mi è dispiaciuto, ma questa è la vita.

Voglio fare questo perchè mi piace farlo.

Un’ultima domanda. Volevo commentare con te una cosa che mi ha detto Roberta e che mi è piaciuta moltissimo “io voglio fare questo perché mi piace farlo, ne sono consapevole e il piacere che mi dà fare queste cose supera qualsiasi difficoltà o impedimento. Sono viva e sono contenta”. Dichiarazione straordinaria. Talmente forte e totalizzante che non mi sembra ci sia qualcosa da aggiungere. Tuttavia proviamoci…

Roberta ha sicuramente raggiunto uno stadio che le permette di dire così, sono molto contenta per lei.

Quando fa il suo lavoro tutti quanti percepiamo la sua voglia di vivere, la passione che ci mette, per lei credo che più di un lavoro sia un’arte.

Posso dirti che condivido appieno, anche perché se non avessi avuto questa apertura alla vita, insieme al counseling, beh, non so cosa sarebbe successo, come avrei vissuto il presente…

Counseling e Feldenkrais: punti in comune

…scusami, sono davvero curioso, ma in estrema sintesi, che cos’è il counseling?

Preferirei non darti una spiegazione tecnica.

Posso dire, a grandi linee, che attraverso il counseling e nello specifico per mezzo della figura professionale del counselor, da non ritenere un terapeuta, ci si pone l’obiettivo di far superare alcune difficoltà rispetto a situazioni specifiche.

Cioè rendendo consapevoli le persone di quelle capacità di reazione che si hanno e che si tengono nascoste. Nel counseling non si opera nell’ambito del passato ma si sta sul qui ed ora…

…devo dire che mi sembra molto in sintonia con il Feldenkrais…

…esatto, infatti Roberta ha queste capacità di far emergere quello che senti in quel momento e lo trasforma in energia facendo parlare il tuo corpo…

Allora, quand’è che prendi il tuo diploma?

intervista allieva feldenkrais a romaEh, va beh, fra tre anni…

…la risata è stata spontanea e liberatoria. Abbiamo dunque concluso con buon umore, anche perché siamo stati fortunati a non aver beccato la pioggia.

Silvia è così, dolce e gradevole, a volte imprevedibile, e infatti io sono uno che arrossisce facilmente. In alcuni momenti mi è parsa vagamente triste.

No, non triste, malinconica direi. Tuttavia nonostante tutto, malgrado tutte le difficoltà che ognuno di noi si porta dentro, non perde il suo sorriso, la sua forza è inaspettata. E un po’ la invidio.

Le ho fatto vedere il mio giardino e l’orto, un disordinato e disorientato sistema di ortaggi mal piantati. Volevo far sentire il profumo della canfora, in giardino ne ho tre, queste sì molto belle.

E stavo per staccarle una foglia perché solo sminuzzandola si sprigiona tutta la fragranza. Beh, Silvia mi ha trattenuto, no, non lo fare per favore. Ma come, dico io, è solo una foglia… ecco, Silvia è così. Vi pare poco? A me no.

Mi ero dimenticato, perché la conversazione è stata così fluida da sembrare il lento scorrere di un fiume, di offrirle un caffè. L’abbiamo preso e ci siamo salutati. Anche il caffè era buono. Alla prossima.

(F. Marchese)

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