Intervista a Roberta : nuova Allieva Feldenkrais

Chi è Roberta

Roberta Renzi l’ho conosciuta da poco e quel poco che so è quello che nei nostri incontri on line, e prima di iniziare a muoverci, ci ha rivelato. Intendo a me che sono un parvenu, forse alcune altre ragazze del gruppo benessere già la conoscono.

Poi sono andato a rileggermi quello che ha scritto sui nostri gruppi WA e la prima impressione è che sia una persona molto sensibile ai temi sociali, che cerca di essere critica, in questo periodo di segregazione forzata, su notizie ritenute false e dunque dannose per la comunità.

Che ama la poesia – ne ha pubblicata una bellissima, sui figli, di Khalil Gibran, poeta che conosco davvero poco – che ama i libri ancorché si definisca modello bradipo, immagino intendesse l’archetipo della lentezza.

Che mi invidia un po’ perché le ho detto che leggo due o tre libri a settimana, ancorché li scelga poco voluminosi, anche per la ragione che non ho la forza di sorreggerli quando sono a letto, prima di addormentarmi. Tempo che dedico alla lettura. Dunque chi può comprenderla meglio di me che se dovessi associarmi a un animale sarei di sicuro anche io un bradipo e per di più in letargo.

Roberta ha un marito – si chiama come me – che al contrario di lei, è un divoratore di libri, ha studiato Sociologia a Trento e conserva memorabilia (è un collezionista incallito) di un tempo in cui gli ideali erano come fiammiferi accesi sull’oscurità di un regime a quel tempo definito antidemocratico, a usare un eufemismo.

A proposito di collezionisti, che come tutti sappiamo rasentano l’ossessività, le ho suggerito di fargli leggere Utz di Bruce Chatwin, l’ultimo suo scritto, oppure Il violino di Faenza dell’abate Champfleury. Storie di compulsivi tenitori di segreti. Ed è così bello conservare i propri segreti.

Rispetto alle cose che non vanno nel nostro paese, e in questo periodo sembrano essersi moltiplicate in modo esponenziale, Roberta sente di essere davvero sconfortata. Sfido chiunque a biasimarla, compresi gli ipocriti.

La sua foto profilo è una lettera greca, ρ., cosa nasconde questo misterioso indizio

Ah, ecco, un’ultima cosa: la sua foto profilo è una lettera greca, ρ. Nei miei ricordi liceali viene definita una consonante liquida.

Ho cercato di capire cosa significasse questa liquescenza in fonetica ma, a dirla tutta, mi è sembrato qualcosa di misterioso. Diciamo, in una sintesi brutale, che è una consonante “sonora” e che si presta ad allitterazioni ed effetti musicali gradevoli ancorché di sensazioni piuttosto dure.

Poi mi ha rivelato invece che ha da moltissimi anni due amiche care assai di nome Rosanna e Rosalba e che il loro segno distintivo è proprio quella lettera greca, se non è una sonora frase musicale questa, per di più di piacevole allitterazione.

E a questo punto ho finito la mia conoscenza diciamo così, virtuale. Nei nostri incontri di gruppo l’immagine sul mio cellulare è un po’ sfumata e io sono alquanto miope. Caratteristica che ci rende piuttosto simili poiché tutti e due abbiamo subito un inopinato oscuramento, ahimè, dell’occhio destro.

Freschezza nel pensiero – Vivace curiosità –  Disarmante sorriso: ecco Roberta

Poi l’ho invitata nel mio giardino per questa chiacchierata e quello che mi ha colpito è la sua freschezza nel pensiero, la vivace curiosità e il suo disarmante sorriso, che non vuol dire essere arrendevole, anzi posso dire che ha un gran bel desiderio di fare le cose, e prima di provarle vuole comprenderle e poi riuscirci.

Che mi sembra un atteggiamento di tutto rispetto e non proprio nelle attuali tendenze. Insomma una donna dinamica – io credo che dissimuli un po’ quando dice di essere pigra, e forse non conosce a fondo la vera pigrizia – ma allo stesso tempo consapevole delle difficoltà (e anche della sofferenza), profonda nello spirito, aperta e franca nella discussione.

La nostra bella Intervista …

Metodo Feldenkrais allieva a romaEd ecco quello che ci siamo detti all’ombra della madre di tutti gli alberi, un maestoso ulivo.

Feldenkrais e Buonumore

Vorrei intanto iniziare con una frase che hai scritto sul nostro gruppo e che mi ha fatto sorridere: “dopo la lezione di ieri ho dormito come un sasso”. In effetti è quello che a volte capita anche a me, e mi piace. Vorresti per favore spiegare come questo tipo di attività influisce sul tuo umore, buon umore, sulla serenità?

Perché c’è un rapporto strettissimo fra questo tipo di movimento consapevole, come dice Roberta, e l’inconscio.

Parlando po’ audacemente posso dire che se fai un lavoro sul tuo corpo cercando di entrarci dentro, di comprendere quello che ti succede, è inevitabile che vengano smosse emozioni, sensazioni che sono un po’in ombra sotto la superficie.

E se il lavoro è rilassante non è perché ci si stanca fisicamente, certo se uno camminasse per dieci chilometri dormirebbe lo stesso come un sasso.

Penso che invece nel nostro caso, e deve essere stata una delle prime volte che l’ho fatto, mi sono rilassata totalmente. In realtà la cosa che mi piace di questa attività è che è un lavoro globale, olistico, per usare un termine molto alla moda.

Tradizionale Palestra o Feldenkrais

Parliamo del Feldenkrais, come l’hai conosciuto, e soprattutto perché Felden e non, per esempio, una palestra classica?

Diciamo che sto cercando di non avere la curiosità di andare subito a sfogliare tutti i libri sull’argomento perché voglio prima sperimentarlo e una volta fatto andrò a leggere le teorie al riguardo.

Come l’ho conosciuto? C’è stata una fisioterapista, l’autunno scorso, che è venuta a casa a fare un lavoro per mio marito e mi ha parlato di questo metodo Feldenkrais e di Roberta che praticava quest’attività. L’ho contattata e mi sono iscritta a un gruppo che avrebbe lavorato sul pavimento pelvico che per me è una parte del corpo su cui devo ancora lavorare parecchio

La Ginnastica Pelvica fa parte del Benessere

…questa parte del pavimento pelvico a me mette un po’ a disagio…

…lo immagino, tuttavia io ho un problema fisico da tantissimo tempo che so che il Felden non mi risolverà perché è una idiopatia, seguita a una terapia piuttosto invasiva, che riguarda il sistema neurologico. Ma credo che mi aiuterà ad avere una maggiore consapevolezza.

Tu pensa che ho fatto moltissimi corsi per cercare di venirne a capo ma quello che sto facendo adesso mi consente di avere una maggiore forza, non fisica ovviamente, ma percettiva.

Feldenkrais e Seduzione

Cos’è invece che ti ha conquistato di questa attività e poi di Roberta.

Ho potuto fare un confronto con l’esperienza di “posturale”, che ho fatto per quindici anni e con la più classica palestra dove facevo una ginnastica vera e propria e devo dire che non sono una che poi a casa si mette a rifare gli esercizi.

Provengo da una educazione e da una scuola in cui lo sport e l’esercizio fisico associato era considerato un’attività tutto sommato marginale …

…come la religione?

…forse anche di meno. Insomma da adulta ho approcciato diverse attività e sono approdata alla ginnastica posturale anche perché mi ero un po’ stancata dell’ambiente delle palestre, con gli adepti che chiamavo “meravigliosi” e “meravigliose”, che venivano tutti con l’ultimo look da palestrati, costumi sgambati, pettorali e tartarughe addominali.

E le signore, bellissime per carità, con tutti i gambaletti dai colori abbinati, scintillanti di paillette, code di cavallo, e se mi capitava di fare qualche battuta ironica, per esempio ho paragonato noi stessi, che correvamo sui tapis roulant, a dei criceti… beh, senso ironico zero e dialogo inesistente. Insomma non era il mio ambiente e sono passata a posturale. Ho avuto la fortuna di incontrare un’ottima insegnante che mi ha aiutato molto per i miei problemi…

Il Feldenkrais può essere considerato una Attività sportiva

…ma rispetto a queste attività di palestra vera e propria, il Felden cosa ti dà di più o di diverso?

…ecco, un aspetto che ho trovato del tutto inedito, anche rispetto alla ginnastica posturale, è il margine di libertà interpretativa lasciato ai singoli rispetto al lavoro e anche la libertà di esprimere tutte le sensazioni, anche negative.

Ti faccio un esempio. Con la posturale ho imparato che se voglio prendere un peso devo prima chinarmi sulle gambe ma qui c’è qualcosa di più, ci sei tu che sei in relazione allo spazio in modo più consapevole e complessivo.

Non è soltanto un pensare all’articolazione dell’anca o ad agire in un certo modo, ma è pensare a tutta te stessa che si deve muovere nello spazio in modo intelligente.

Gli Allievi Feldenkrais sono Dervisci delle Articolazioni

Ti leggo un’altra tua frase che mi ha ricordato un quadro di Picasso “abbiamo un futuro come ruotatori di articolazioni”. Ricordi quando l’hai scritta, e a che proposito? Come ti sei sentita dopo quella lezione?

Perché facemmo un esercizio di alzarci e sederci sulle sedie, tirarsi su, tirarsi giù, ruotare tutti, girare che era una specie di danza molto divertente.

La cosa bella infatti è che mentre quando facevo posturale mi divertivo perché era l’insegnante che era divertente, ma l’attività piuttosto noiosa, qui ti diverte quello che fai perché a volte, ripeto, sembra proprio una danza, perciò ho scritto che abbiamo un futuro come ruotatori.

Pavimento Pelvico si o pavimento pelvico no

Tu fai anche “pavimento pelvico”. Hai scritto che “oggi cammino con bacino sciolto e lombari a posto. Il lavoro sul pavimento pelvico è una ginnastica posturale eccezionale”. Puoi per favore spiegare meglio?

È molto vero perché se tu tieni in armonia questa parte del corpo che è di sostegno intanto per l’addome e per le lombari, e li sostieni bene e con equilibrio, risolvi molti dei problemi fisici che hai.

E una volta che hai fatto un buon lavoro sul pavimento pelvico ti rendi conto che tutto il corpo è come più forte, più saldo, più radicato, più sciolto, cammina meglio…

Il corpo è mio o no o sono io ad appartenere al corpo

Sono d’accordo. Io penso che il nostro fisico risponde relativamente poco agli stimoli esterni, almeno il mio. Parlando con la maestra Roberta mi è sembrato di capire che una delle cose più importanti sia raggiungere la consapevolezza nel movimento. Cioè riappropriarsi del percorso che porta dalla volontà di muovere un certo muscolo al movimento che hai pensato di poter fare. Puoi per favore spiegare se per te è così, e se sì e in cosa si esplicita?

Certo, non farlo meccanicamente, non dare tutto per scontato, significa necessariamente abbandonare gli automatismi.

Tuttavia io penso che ti riappropri della consapevolezza nel momento in cui fai il movimento, ma anche questo riappropriarsi diventa una parte di te e dunque quando ti muovi durante il giorno non è che ci pensi in continuazione ma può diventare una nuova abitudine, nel senso che da una routine inconsapevole passi ad una “consapevole”, non pensata ma memore.

Parlando di Roberta, che è la nostra insegnante, e io sono stata una insegnante e dunque parlo a ragion veduta, posso dire che è una persona che ha passione per quello che fa. E io non avrei continuato se Roberta non avesse trasmesso a noi questa sua passione.

Tu pensa che ho frequentato tanti corsi che ho abbandonato quasi subito perché l’insegnante non mi convinceva, non trasmetteva entusiasmo.

Invece lei è una persona che ti sa non solo spiegare ma anche coinvolgere e che ti comunica la sua passione che è quello che qualunque insegnante di qualsiasi disciplina, anche o soprattutto la più noiosa, deve saper fare.

Essere fieri del proprio corpo è salute

Secondo te è corretto dire la capacità di organizzare con disciplina il nostro corpo porta anche a un riordino del nostro pensiero? Una migliore capacità di relazione? Non vergognarsi del proprio corpo, per esempio?

Suppongo di sì, è interessante quello che dici, non aver vergogna del proprio corpo.

Muoversi nello spazio e nel poco tempo che abbiamo a disposizione in modo equilibrato e con sicurezza può aiutarti nella tua capacità di relazione, anche se a essere sincera non credo di aver mai avuto problemi o difficoltà di relazione.

Ti invidio per questo. Parlando di spazio e tempo, io penso, ed è quello che capita a me, che collocare un evento nello spazio sia semplice mentre sapere quando è successo mi risulta molto complicato.

Per esempio so per certo di aver letto un libro in quella stanza ma dire in che mese o anno l’ho fatto mi viene difficile assai.

Per me è esattamente il contrario perché io non ho il senso dello spazio, e in questo ha ragione mio marito che mi dice sempre che tra me e lo spazio c’è un abisso. Riesco invece a muovermi molto meglio nel tempo anche se sono una ritardataria cronica.

roberta allieva metodo FeldenkraisMigliorare sè stessi… una linea verso l’infinito

Possiamo dire che quello che stiamo facendo nel nostro spazio è mostrare (a noi stessi?) quello che possiamo essere o diventare? Nella vita pratica di tutti i giorni, tu ti ritrovi a fare le cose che fai con Roberta? Ne trai beneficio?

Alcune volte sì, non sempre, ancora non ho assimilato abbastanza bene alcuni concetti, alcuni movimenti. A parte il pavimento pelvico, di lezioni Felden ne ho fatte molto poche e sono state una diversa dall’altra.

Non ho mai ripetuto un movimento… a pensarci bene stamattina mi sono svegliata presto e mi sono alzata di scatto dal letto. Sul bordo stesso del letto mi sono ricordata che invece di fare le cose solite, per esempio girare la testa di qua e di là, mi sono presa la testa e me la sono ruotata con le mani lasciandola passiva.

Questo è stato quasi automatico perché mi ricordo che quando l’ho fatto a lezione mi era piaciuto molto e mi aveva rilassato parecchio.

Uomini e Feldenkrais

Cambio argomento. Perché secondo te gli uomini hanno più difficoltà ad avvicinarsi a queste tematiche?

A parte il fatto che gli uomini sono pochi ovunque, cioè tranne nei circoli del tennis, nei club velici o nel calcio, nella maggior parte delle associazioni la gran massa è femminile.

Gli uomini escono poco, non lo so dove si rintanano. Poi sul piano proprio fisico è ovvio che per tradizione culturale ma non solo in Italia ma in generale, la maggior parte dei maschi preferisce andare in palestra a farsi i muscoli perché questo risponde a canoni culturali molto diffusi…

…Roberta dice che i maschi vanno dove si cucca

…anche, di sicuro, è vero, in palestra si rimorchia abbastanza. Io non ci andavo per questo motivo anche perché a me non piaceva nessuno di quelli (ride di gusto…).

E’ importante la fiducia nella propria insegnante 

Perché Roberta ti ispira fiducia? E perché hai ripreso a frequentare i suoi corsi, ancorché da remoto?

A me piace tanto questo connubio che c’è nella sua personalità, di questo carattere frizzante e caloroso allo stesso tempo, di gioia “meridionale” e di professionalità tutta milanese. Non dico per questo che al meridione non sono professionali, anzi.

E poi ha questa velocità nel fare, che in realtà non mi corrisponde appieno, e questa estrosità, esuberanza, gioia di vivere. Insomma è un connubio di caratteristiche diverse ma che si sposano molto bene. E a me piacciono.

Movimento per scelta o per costrizione

Anche a me. Un’ultima domanda che Roberta ha fatto anche a me e che mi sembra pertinente. Credi nel movimento come forma di benessere, inteso nel senso più completo del termine? Oppure per te è solo un doverlo fare per stare meglio o per paura di avere un corpo che non risponde più alle tue aspettative?

Beh, se così fosse, se non ci credessi davvero avrei continuato con la palestra. Sì, credo di sì, credo nel benessere in senso completo.

Per esempio adesso vorrei piano piano ricominciare a camminare un po’ di più dopo un periodo di poca attività per problemi fisici. Il senso non è tanto camminare quanto “andare”, non arrivare, ma percorrere una strada, così, senza una meta precisa…

…e sì, abbiamo un po’ divagato, ma il senso del viaggio che ognuno di noi fa, questa metafora sulla conoscenza che si perde nel tempo e nello spazio di milioni di pagine e di autori che ne hanno raccontato ha fatto in modo che il sole, nel tempo della nostra intervista, abbia ruotato sull’eclittica, sopravanzato la chioma dell’ulivo, e illuminato il bel volto di Roberta.

Le ho chiesto se voleva cambiare di posto ma lei ama il sole che non le ha messo disagio. E come può essere a disagio una donna la cui suoneria del telefono è l’”inno alla gioia” di Schiller.

Ci siamo salutati sulla porta di casa e lei mi ha chiesto come arrivare in una via a poco meno di cento metri di distanza.

Ma non mi sono sorpreso perché mi è venuto da pensare a quello che di lei dice suo marito, tra Roberta e lo spazio c’è un abisso. Per fortuna sono un geologo, che per la verità dovrebbe avere più a cuore il tempo, e le ho indicato la strada.

(Francesco Marchese)

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