INTERAZIONE FRA LINGUAGGIO E MOVIMENTO NELLA DISLESSIA E NON SOLO:

come linguaggio e movimento si influenzano a vicenda

E’ un argomento complesso e sul quale non esiste molta letteratura. Nuovi studi evidenziano un collegamento molto stretto fra linguaggio e movimento ed anche come entrambi possano influenzarsi a vicenda.

Per esempio secondo nuovi studi, leggere parole correlate a determinati movimenti ed azioni del corpo porta ad attivare nel cervello quelle stesse aree motorie legate alla parola che è stata letta.

Se, per esempio, sto leggendo qualche cosa che riguarda il mare, tutto il mio vocabolario relativo al concetto di mare, ne risulterà avvantaggiato e più pronto all’uso. Quindi quando leggo di determinate azioni non solo mi si attivano determinate aree motorie nel cervello ma mi accendono dei riflettori sulle aree linguistiche relative a quello che sto leggendo.

Questo forte connessione tra linguaggio e movimento è una scoperta molto importante ed ora vi spiegherò il perché e che implicazioni questo può avere sul benessere delle persone.

Il parlare è legato ad un controllo fine del movimento. Ci sono moltissimi sistemi muscolari coinvolti nella produzione dei suoni.   Per poter parlare è importante possedere un controllo accurato di sequenze neuro motorie fini legate alla lingua,  labbra, bocca, il respiro, l’emissione del suono e tutte le strutture implicate direttamente nella fonazione

Tutto questo viene controllato in maniere perfetta da quel processo evolutivo che ci caratterizza come specie umana. Ed è proprio il linguaggio che ha fatto evolvere la nostra specie, differenziandola dagli animali.

Questo significa che per imparare a parlare bene devo imparare ad avere un controllo motorio fine di tutto quello che riguarda il mio corpo.

Come la dislessia è collegata sia alla sfera del linguaggio che del movimento

Infatti, la dislessia nei bambini, al contrario di quello che si potrebbe pensare,  non riguarda solo la sfera cognitiva del linguaggio ma è qualche cosa di intimamente connesso al controllo fine dei muscoli.

Nei bambini dislessici esiste una stretta correlazione tra le abilità motorie fini e le abilità linguistiche.  Non intendo solo la relazione fra i muscoli del volto e abilità linguistiche perché questo è ovvio.

Voglio dire qualche cosa di più e di molto più interessante:  un bambino che non ha una capacità motoria fine a livello delle mani difficilmente potrà avere delle abilità linguistiche sviluppate in modo adeguato alla sua età. Quindi se voglio favorire lo sviluppo cognitivo del linguaggio del bambino non devo lavorare solo nell’insegnargli a parlare ma devo lavorare anche con le sue mani per esempio fargli manipolare piccoli oggetti, usare il lego, infilare perline .. insomma stimolarlo all’uso preciso delle mani.

La plasticità del nostro cervello è il collante nell’interazione fra linguaggio e movimento

INTERAZIONE FRA LINGUAGGIO E MOVIMENTO NELLA DISLESSIA E NON SOLOCosa attivano nel cervello queste attività?  Lo sappiamo dalla plasticità, sono attività che aiutano a rifinire le mappe dei singoli neuroni ovvero un neurone che prima controllava un muscolo in maniera molto grossolana a forza di ripetere una serie di movimenti simili fra loro ma diversi, creano una sorta di uso dipendenza molto sottile, migliorando così il movimento dei muscoli in oggetto.

L’aspetto interessante è che quegli stessi neuroni implicati nel movimento sono gli stessi che uso anche per parlare. Quindi le due funzioni movimento e linguaggio si alimento in modo positivo a vicenda.

E’ preoccupante osservare oggi i bambini anche piccoli che passano molto tempo sugli Smartphone a discapito dell’uso del corpo. Ovviamente sviluppano abilità eccezionali di attenzione però ne perdono molte altre. Il bambino che non usa più le mani è un bambino che durante l’età evolutiva si preclude la capacità di avere uno sviluppo motorio fine.

Come aiutare i bambini dislessici attraverso la propriocezione del loro corpo

Tutto questo ha un impatto anche in altri ambiti della vita del bambino come per esempio l’ambito linguistico e l’ambito della matematica. Fra un momento capirete meglio perché: i bambini che hanno dislessia, hanno anche capacità logico matematiche ridotte.

Gli insegnanti di matematica sanno benissimo che se vogliono migliorare le capacità di calcolo nei loro allievi devono suggerire alle famiglie di far giocare i bambini in modo manuale, per esempio far rimbalzare il pallone, giocare con le costruzioni, giocare con i lego. C’è una compenetrazione fra i due mondi: il mondo della cognizione e il mondo del controllo motorio, le aree cerebrali si compenetrano a vicenda, supportando l’una, l’altra funzione.

E’ stato fatto un esperimento interessante con dei bambini con dislessia evolutiva. Spesso questi bambini hanno dei disturbi dell’udito, non sentono bene. Spesso i genitori non se ne accorgono in tempo e quando purtroppo se ne accorgono è tardi, nel senso che esiste un periodo critico durante il quale l’imparare a parlare deve avvenire, una fase ben precisa della vita di un bambino. Se questo non accade e il bambino non viene supportato in maniera adeguata in quella fase quasi sicuramente, più avanti, potrà avere una difficoltà di linguaggio.

Questo è in sintesi una delle difficoltà della dislessia evolutiva.

Ovviamente il primo intervento deve essere fatto sull’udito ma è stata fatta una interessante scoperta: questi bambini oltre ad avere un problema di udito hanno anche delle capacità propriocettive alterate.

La propriocezione aiuta il linguaggio e viceversa

Le capacità propriocettive sono quelle che ci permettono di “sentire” il nostro corpo, i movimenti che compie in un dato ambiente e in una data posizione.

Quindi i bambini dislessici hanno una acuità propriocettiva alterata rispetto ai bambini che non hanno la dislessia. L’acuità propriocettiva è la capacità di sentire molto bene il nostro corpo quindi uno spostamento anche minimo viene percepito e compreso.

La cosa particolare è che un bambino dislessico spesso ha anche una alterazione della propriocezione e la loro difficoltà di lettura va di pari passo con la loro difficoltà di percepire il loro corpo. Man mano che le capacità di lettura aumentano, aumenta anche la capacità propriocettiva- Queste due misure sono fra di loro correlate.

Banalmente, se prendo due bambini dislessici e invece di farli leggere valuto la loro capacità propriocettiva, quello che leggerà meglio sarà il bambino che ha una migliore percezione del proprio corpo. Pensate che scoperta importante questo nesso così forte tra motorio e linguaggio.

Questo mi dice che per aiutare un bambino dislessico, a parte mandarlo dal logopedista e aiutarlo con un apparecchio acustico (per sentire meglio perché se non sente il linguaggio non lo può sviluppare) trarrebbe anche un beneficio enorme se facesse un lavoro continuo sulla propriocezione di sé stesso.

Questo tipo di nuove conoscenze che le neuroscienze ci offrono in qualche modo ampliano le possibilità di aiuto nei confronti di persone il cui cervello funziona in modo un po’ diverso dalla media. L’ascolto del proprio corpo, il miglioramento della postura,  il miglioramento del controllo fine dei muscoli sembra essere di grande supporto per superare i problemi linguistici della dislessia evolutiva.

.. e nel mondo degli adulti cosa accade nel cervello quando qualche cosa non funziona come dovrebbe

Usciamo dalla sfera evolutiva, quindi dal mondo dei bambini e andiamo nel mondo degli adulti. Per la stessa ragione già enunciata,  fare esercizi con le mani, può essere di grande beneficio anche nella terapia post Stroke – ovvero post  ictus o quando si presentano malattie neurologiche degenerative.

L’ictus crea una interruzione di sangue in un’area del cervello, di conseguenza in quest’area si verifica una immediata perdita di vita delle cellule che muoiono perché non vengono più irrorate dal sangue. A questo punto un’area del cervello muore e le funzioni relegate a questa area vengono perse. Se l’ictus riguarda la corteccia motoria,  potrei perdere completamente l’uso della gamba sinistra o di tutta la parte sinistra del corpo, o di quella destra o del linguaggio, dipende dove si è sviluppata la lesione.

Nel caso della perdita del linguaggio, ovviamente rimane fondamentale la logopedia ma la riabilitazione può essere arricchita e completata con esercizi motori che aiutino a stimolare il controllo fine del corpo. Questo perché i problemi linguistici post ictus, sono associati a deficit di articolazioni e di controllo motorio quindi allenare le funzioni motorie fini anche non linguistiche è di beneficio anche per la sfera linguistica che è andata persa.

Capire la correlazione fra cervello e movimento è la chiave del miglioramento

Questa correlazione fra cervello e movimento è un punto cardine da capire. Il lavoro sul movimento aiuta a migliorare il linguaggio sia nei bambini che negli adulti.

Un altro punto importante da non sottovalutare è relativo al linguaggio non verbale che per noi esseri umani ha una funzione fondamentale.

Quando parliamo gesticoliamo sia con il corpo che con le mani.

Gesticolare è un fatto motorio e comprendere il significato del gesto è un fatto cerebrale. Questa interazione è molto importante ma ovviamente si compenetrano a vicenda e si supportano. Sappiamo tutti bene quanto sia veloce e rapido comunicare con i segni per i sordi e di conseguenza saper leggere le espressioni del viso.

Facciamo un caso pratico di un bambino dislessico che sente e parla male, quindi che vive in un mondo disturbato e rumoroso. In questi casi per questi bambini il linguaggio non verbale acquistata una funzione, che per noi magari è accessoria, ma che per lui potrebbe diventare preponderante per capire il senso di quello che gli viene detto.

Magari non capisce tutte le parole ma magari capisce se chi parla con lui è arrabbiato o no, se la persona sta scherzando o no e cosi via. Tutti questi aspetti importantissimi sono di natura squisitamente motoria

Le Neuroscienze aprono nuove frontiere alla comprensione di come funzioniamo

Vedete come la parte motoria e la parte linguistica vanno insieme e si auto potenziano a vicenda grazie a questa plasticità del cervello che è sempre pronto, in tutte le età, ad imparare e a modificarsi. Sappiamo tutti che il  linguaggio dei segni può andare alla stessa velocità di veicolo delle informazioni del linguaggio verbale.

Il nostro cervello ascolta anche questi aspetti motori e vi attribuisce un potente significato cognitivo

Il rapporto tra il cervello motorio e linguaggio è evidente: se leggiamo parole legate ad azioni, si attivano le aree motorie adiacenti a quelle attivate dall’esecuzione dei movimenti contenuti in quelle stesse azioni.

Tutte queste nuove scoperte sul cervello cambiano la prospettiva che abbiamo di noi stessi come esseri umani ed anche sulle nostre reali possibilità di imparare tantissime nuove cose che attivano nuove aree inesplorate del nostro cervello.

Per me questo significa che in qualche modo possiamo sempre aiutarci a vivere meglio in un mondo sempre più complesso e articolato da comprendere.

(Seminario Cervello e Neuroscienze con Alessandro Sale Dirigente di Ricerca CNR – Esperto nel campo della plasticità corticale e degli effetti dell’ambiente sullo sviluppo e la plasticità cerebrale)

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