Cercavo una presentazione del metodo Feldenkrais che fosse stata data direttamente da Moshe e l’ho trovata.  Una collega mi ha dato del materiale molto interessante che ho tradotto e che ho pensato di regalarvi. Chi meglio di Moshe Feldenkrais può spiegare il suo Metodo? Ovviamente lui stesso! E cosi non dimenticate che Imparare ad Imparare durerà per tutta la vostra lunghissima vita!

Buona lettura

Roberta Benessere con un Tocco 

Il decalogo di Moshe e del suo metodo Feldenkrais

“IMPARARE AD IMPARARE”

di MOSHE FELDENKRAIS

Un manuale per aiutarvi a ottenere i risultati migliori dalle lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento.

Fate tutto lentamente

Il mio intento non è quello di “insegnare”, ma di permettere a ciascuno di imparare secondo il proprio ritmo e le proprie capacità.

Il tempo è il mezzo di apprendimento più importante affinché chiunque, indistintamente, possa imparare, è necessario che ci sia il giusto tempo per assimilare l’idea del movimento e anche il piacere di abituarsi alla novità della situazione.

Ci deve essere il tempo per percepire se stessi e organizzarsi. Quando si va di fretta o si è sotto pressione, nessuno può imparare. Per questo, a ogni movimento è dedicato un tempo sufficiente per poterlo ripetere tutte le volte che si vuole.

Quando si acquista familiarità con un esercizio, la velocità aumenta naturalmente, e insieme l’energia. Non è scontato, eppure è così.

Per fare in modo che un movimento o un’esecuzione siano efficienti, è fondamentale sbarazzarsi di ogni tipo di fatica superflua e inutile. Troppo e troppo poco non vanno mai bene, ma il troppo ci costa di più.

Non è possibile imparare ad andare in bicicletta o a nuotare prima che sia passato il tempo necessario ad assimilare l’essenziale e a eliminare tutti gli sforzi involontari e inutili che di solito i principianti compiono nel loro tentativo di non sentirsi o apparire inadeguati.

Cercare la rapidità all’inizio del processo di apprendimento significa caricarsi di stress e confusione, il che rende il tutto un’esperienza spiacevole e faticosa.

Andate alla ricerca del piacere

Il piacere fa rilassare il respiro, facendolo diventare semplice e agevole. L’eccessivo sforzo di migliorare, invece, ostacola l’apprendimento. Non è tanto importante imparare nuove abilità quanto piuttosto padroneggiare il metodo per apprenderle. Le nuove competenze e abilità arriveranno e saranno un premio per l’attenzione dedicata. In questo modo avrete la sensazione di esservele meritate e così al piacere si aggiungerà anche la soddisfazione.

Non “sforzatevi” di fare bene

Le persone si sforzano perché pensano che se non si impegnano al massimo non potranno ottenere i risultati che desiderano.

La convinzione interiorizzata della propria inadeguatezza è alla base di questo bisogno di sforzarsi il più possibile, anche nell’ambito dell’apprendimento.

Eppure è solo dopo aver imparato a scrivere con agilità e disinvoltura che possiamo iniziare ad aumentare la velocità o a rendere la nostra grafia più bella. “Sforzarci” di scrivere velocemente, invece, non farà altro che rendere la nostra scrittura illeggibile e sgraziata. Impariamo a fare bene, ma senza sforzarci. Il bisogno di sforzarsi nasconde e tradisce quella convinzione di non essere abbastanza capaci o di non essere all’altezza.

“Bello” ma non forzato

Un’esecuzione è bella da vedere quando chi la realizza si applica in maniera armonica. Questo significa che tutta la sua attenzione è rivolta solo ed esclusivamente a quello che sta facendo.

Sforzarsi di ottenere un bel risultato durante l’apprendimento, al contrario, introduce disarmonia perché l’attenzione è divisa e questo porta a un’eccessiva coscienza di sé, ben diversa dalla consapevolezza.

Ogni singola parte di noi dovrebbe cooperare al raggiungimento del risultato finale, ma solo nella misura in cui questo si riveli utile.

Un’azione, infatti, diventa bella quando ci dedichiamo completamente all’azione stessa. Tutto quello che va oltre o che manca distrugge l’armonia.

Questi corsi sono pensati per aiutarvi a trasformare l’impossibile in fattibile, il difficile in semplice: bello da vedere e piacevole da fare.

Insistete su movimenti semplici e leggeri

Di solito ci impegniamo troppo per imparare. Ci hanno insegnato che questo atteggiamento rappresenta una virtù nella vita e siamo stati indotti a credere che lo stesso valga per l’apprendimento.

È per questo che i principianti, quando imparano ad andare in bicicletta o a nuotare o a fare qualsiasi altra cosa, fanno generalmente molti sforzi inutili e si stancano velocemente.

L’apprendimento si verifica attraverso il nostro sistema nervoso, che è programmato in modo tale da identificare e selezionare la soluzione più efficace in mezzo a una serie di prove ed errori.

Così, gradualmente, riusciamo a eliminare i movimenti superflui fino a trattenere una quantità sufficiente di elementi mirati che ci permetteranno di raggiungere il nostro risultato finale.

Questi elementi dovranno essere eseguiti al momento giusto e nella direzione giusta. In pratica, pian piano impariamo a riconoscere qual è il movimento migliore per mantenere la stabilità sulla bicicletta, per esempio, o per nuotare con molta più facilità e velocità. Avvertiamo le differenze e distinguiamo ciò che è buono da ciò che è inutile: in una parola, impariamo a differenziare.

Senza quest’operazione di distinzione e differenziazione, continueremmo a ripetere, e magari anche a combinare, i movimenti giusti e quelli sbagliati in ordine casuale, con progressi scarsi o nulli nonostante tutto l’impegno e la diligenza.

È più facile percepire le differenze quando lo sforzo è minore

Tutti i nostri sensi sono strutturati in maniera tale da essere in grado di rilevare differenze estremamente sottili, anche quando sottoposti a una stimolazione molto leggera.

Tuttavia, se dovessi trasportare un carico pesante (per esempio un frigorifero) sulla schiena, non sarei in grado di stabilire se una scatola di fiammiferi venisse aggiunta al carico, né mi accorgerei se venisse rimossa.

Qual è, dunque, il peso minimo che deve essere aggiunto o rimosso affinché io possa percepire che qualcosa è cambiato?

A livello di sensazione cinestetica, questo peso si attesta intorno a un quarantesimo (1/40) dello sforzo di partenza, per un sistema nervoso in ottime condizioni.

Così, se il nostro carico da trasportare fosse di 200 kg, ci accorgeremmo subito se 5 kg venissero aggiunti o rimossi. Su un carico di 20 kg, invece, riusciremmo ad avvertire un cambiamento di anche solo mezzo kg. E chiunque capisce a occhi chiusi quando una mosca si posa su una pagliuzza o su un piccolo pezzo di legno e quando riprende il volo.

In sintesi, quanto minore lo sforzo fisico, tanto migliore diventa la nostra capacità di distinguere le variazioni, aumento o diminuzione, e di differenziare (ovvero, la mobilitazione dei muscoli in base alle nostre sensazioni).

Se lo sforzo che compiamo è lieve, il nostro apprendimento diventa molto più veloce; e i livelli di perfezione e raffinatezza che riusciamo a ottenere vanno di pari passo. Quando non avvertiamo più alcuna differenza nel tipo di sforzo o nel movimento che eseguiamo, è lì che smettiamo di imparare.

L’apprendimento e la vita non sono la stessa cosa

Nel corso della nostra vita, ci può capitare di essere chiamati a fare sforzi enormi, persino al di là di quello che crediamo di poter sopportare.

In queste situazioni, non possiamo permetterci il lusso di pensare alle conseguenze.

Così, spesso, siamo costretti a sacrificare la nostra salute, l’integrità dei nostri arti o del nostro corpo per salvarci la vita.

E ovviamente, dobbiamo essere in grado di agire nel modo più rapido ed efficace possibile.

Il punto è, non saremmo forse più preparati di fronte a queste emergenze se riuscissimo a rendere i nostri sforzi più efficienti in generale, in modo da faticare di meno e raggiungere i nostri obiettivi più facilmente?

L’apprendimento deve essere lento e deve comportare un livello di fatica variabile fino a che tutti gli sforzi inutili non saranno stati eliminati: a quel punto agire con rapidità ed efficacia non sarà più un problema.

Perché preoccuparsi tanto di essere efficienti?

Non c’è bisogno di essere intelligenti, perché Dio aiuta gli stupidi. Non c’è bisogno di essere abili, perché anche il più goffo e maldestro alla fine ce la farà.

Non c’è bisogno di essere efficienti, perché un chilo di zucchero produce, a grandi linee, 20 000 calorie, e un grammo di calorie produce 426 kg di lavoro.

Da questi dati è evidente che di energia da consumare ne abbiamo a volontà.

Perché quindi dovremmo impegnarci tanto per imparare e migliorare? Il problema sta nel fatto che l’energia non si distrugge, può solo trasformarsi in movimento o in altro tipo di energia.

E che succede all’energia che non si trasforma in movimento?

Chiaramente non viene perduta, ma rimane conservata da qualche parte all’interno dell’organismo.

Infatti, si trasforma in calore attraverso l’usura e il logoramento dei muscoli (strappi e catarro muscolare), dei legamenti e delle superfici interarticolari delle nostre articolazioni e vertebre.

Finché siamo molto giovani, il potere di recupero e guarigione del nostro corpo è sufficiente a riparare i danni causati dagli sforzi inefficienti. Questo, però, va a discapito del nostro cuore e dei meccanismi depurativi dell’organismo.

Inoltre, questo potere diminuisce presto, già al raggiungimento della mezza età, dopo che abbiamo fatto appena in tempo a diventare adulti, e da quel momento in poi diventa sempre più debole.

Così, se non avremo imparato a rendere più efficienti le nostre azioni, saremo destinati a una vita di fastidi e dolori e un’incapacità sempre maggiore di fare quello che vogliamo.

Il movimento efficiente, tra l’altro, è bello da vedere e piacevole da fare, ci infonde quella sensazione meravigliosa di star facendo bene e, non da ultimo, è esteticamente appagante.

Concentrarsi non serve

Se per voi essere concentrati significa focalizzare tutta la vostra attenzione su un unico punto specifico al massimo delle vostre capacità, allora non vi serve. Si tratta di un tipo particolare di concentrazione, che può anche essere utile come esercizio, ma raramente si rivela efficace in situazioni e attività normali e quotidiane.

Immaginate di essere un giocatore di basket e di volervi concentrare esclusivamente sul canestro: è chiaro che questo non vi sarà mai o quasi mai possibile, a meno di non trovarvi da soli davanti al canestro.

Durante una partita tra due squadre, infatti, il momento del tiro a canestro è un istante fugace e passeggero, in cui non basta prestare attenzione al canestro, ma bisogna concentrarsi anche sugli altri giocatori, sull’equilibrio e sulla postura, in modo da eseguire un tiro efficace.

I giocatori migliori sono quelli che stanno continuamente attenti ai cambi di posizione dei giocatori della propria squadra, e anche di quella avversaria.

Il più delle volte, la loro concentrazione è rivolta a un’area o uno spazio molto ampi, e il canestro rimane solo una vaga immagine in secondo piano, per poi tornare a occupare il centro dell’attenzione alla prima opportunità utile.

Questo processo è simile a quello che accade quando leggiamo. Quando ci troviamo di fronte a una pagina da leggere, non riusciamo immediatamente a coglierne il contenuto. Tuttavia, possiamo quantomeno stabilire se la pagina è scritta in italiano o in un’altra lingua che non conosciamo.

Per poter effettivamente leggere, dobbiamo focalizzarci su una porzione di testo piccolissima, anche più piccola di una riga; per esempio, una singola parola potrebbe andare bene, a patto che sia una parola conosciuta e relativamente corta.

Se siamo abili lettori, continueremo ad andare avanti parola per parola oppure procederemo per gruppi di parole. Questi verranno analizzati ed elaborati dalla nostra visione maculare, che, pur costituendo solo una piccolissima parte della nostra retina, è comunque dotata di sufficiente buona risoluzione per riuscire a identificare chiaramente anche i caratteri più piccoli.

L’utilizzo migliore che possiamo fare della nostra attenzione è, dunque, per lo più simile a quello che se ne fa durante la lettura. Bisognerebbe percepire vagamente il contesto (la pagina) e imparare a focalizzarsi in maniera mirata e rapida (concentrazione) su un punto specifico dopo l’altro.

È così che alcune persone riescono a leggere tranquillamente anche tra le 200 e le 1000 parole al minuto.

In sintesi, non serve concentrarsi, ma piuttosto prestare sufficiente attenzione a tutta la situazione, al corpo e a ciò che sta intorno in modo da prendere coscienza di ogni tipo di cambiamento o differenza, concentrandosi solo il tanto che basta per essere in grado di percepire.

In generale, non conta quello che si fa, ma come lo si fa. Possiamo, per esempio, rifiutare qualcosa con gentilezza, oppure accettare con poco garbo. Dobbiamo però ricordare che questa è una generalizzazione e non una regola e, come ogni generalizzazione, non è sempre valida.

Non diciamo all’inizio quale sarà il risultato finale

Siamo così influenzati e condizionati dai modelli educativi tradizionali che appena capiamo che cosa ci si aspetta da noi, subito ce la mettiamo tutta per ottenerlo, costi quel che costi, per paura di perdere la faccia.

Questo perché ci è stato inculcato che non possiamo e non dobbiamo essere i peggiori del gruppo. Di conseguenza, se non abbiamo ben chiaro come dobbiamo muoverci per raggiungere quell’obiettivo, finiremo per morderci le labbra, trattenere il fiato e sforzarci all’inverosimile.

Il risultato? Fatica eccessiva, stress e anche una pessima esecuzione.

Le lezioni di Consapevolezza Attraverso il Movimento® vi aiuteranno a esprimere la vostra potenzialità innata nel modo migliore, evitando di continuare a ricadere nelle stesse pratiche a cui siete abituati e che sono proprio il motivo che vi ha spinto a cercarne di migliori.

Riducendo il bisogno di ottenere risultati e spostando invece l’attenzione sul mezzo per ottenerli, riusciamo a imparare più facilmente.

Viceversa, rischiamo di perdere presto ogni interesse per l’apprendimento e ci accontentiamo di un livello più basso di quello a cui potremmo arrivare con il nostro potenziale.

Quando posticipiamo l’obiettivo finale e ci concentriamo efficacemente sui nostri mezzi, ci ritroviamo spontaneamente ad alzare i nostri standard, ma solo se non ne siamo consapevoli.

Se infatti conosciamo già il risultato da raggiungere prima ancora di aver imparato ad imparare, l’unico limite che possiamo raggiungere è quello della nostra ignoranza, che è spesso di carattere generale. Tale limite, tuttavia, è nettamente inferiore a quello che potrebbe essere con un approccio diverso.

Fate sempre un po’ meno del vostro massimo

Se vi imponete di non fare il massimo, ma di fermarvi giusto al di sotto delle vostre reali possibilità, otterrete un risultato molto migliore di quello che adesso riuscite a immaginare.  Fate la stessa cosa durante l’apprendimento. In questo modo alzerete l’asticella portandola a un livello superiore.

Per esempio, immaginate di non aver corso per anni o di essere un adulto di mezza età con tutti gli acciacchi del caso.

Immaginate quindi di aver deciso di riprendere a correre, ma di partire subito alla stessa velocità che ricordavate di poter raggiungere: presto vi ritroverete col fiato corto e il battito accelerato e sarete costretti a fermarvi, solo per scoprire che non avete ottenuto nulla di quello che volevate.

Inoltre, il vostro corpo sarà probabilmente indolenzito e vi sarà molto difficile persistere nel vostro intento.

Ora, invece, immaginate di fare questo primo tentativo a una velocità leggermente inferiore al vostro massimo.

Dando un’occhiata all’orologio vi accorgerete sicuramente di non essere più in grado di fare le cose che facevate prima.

Ma allo stesso tempo penserete e sentirete che forse avreste potuto dare di più se vi foste impegnati al massimo, e sarà questa sensazione che vi spingerà a ritentare ancora.

Il tentativo successivo sarà comunque leggermente più veloce e così, facendo sempre un po’ meno del vostro massimo, continuerete a progredire.

Alla fine, in breve tempo i vostri risultati supereranno di gran lunga quelli degli anni della gioventù, in cui la forza giovanile e l’ambizione vi inducevano sempre a dare il massimo.

La saggezza del fare un po’ meno delle vostre reali capacità sta nel fatto che l’obiettivo da raggiungere si sposta sempre di più a mano a mano che si cerca di raggiungerlo, proprio come l’orizzonte che pare sempre allontanarsi quanto più ci si avvicina.

Capirete adesso perché durante le lezioni preferisco dire “abbassate le ginocchia verso il pavimento” piuttosto che “cercate di toccare il pavimento con le ginocchia”.

È chiaro che questo non fa alcuna differenza per chi non è interessato a migliorare; ma dovete convincervi che invece fa davvero la differenza, perché vi ricorda di tenere lontano lo stress e di darvi la possibilità reale e concreta di imparare ad imparare.

Riassumendo: 

Fate tutto lentamente

Andate alla ricerca del piacere

Non “sforzatevi” di fare bene

“Bello” ma non forzato

Insistete su movimenti semplici e leggeri

 

Buon proseguimento

Moshe Feldenkrais

Per maggiori informazioni su come Imparare ad Imparare di Moshe Feldenkrais  e sul suo Metodo Feldenkrais contattatemi o scrivetemi su whattsapp