Intervista alla Nonna Pina

Storie a MatitaIntervista di Roberta alla Nonna Pina (signora di 85 anni, ex insegnante delle Medie e attualmente in pensione. Ha scritto un piccolo libro “Storie a Matita” che narra la sua vita e che potete richiedermi in formato PDF alla fine dell’articolo)

Ciao Pina, ti ho invitata a fare questa intervista per Benessere con un Tocco perchè trovo molto interessante e curioso il tuo approccio alla vita. Anche se non ti conosco da tantissimo, io ti ritengo un esempio vivente di filosofia ZEN: sempre ottimista, sempre sorridente, mai ti lamenti di un dolore, mentre io so che di difficoltà di salute ne hai e ne hai avute parecchie. Ma tu sei sempre fiduciosa.

A volte le persone in là con gli anni, rischiano di diventare “lamentose” ma tu no e così ho deciso di “carpire” il tuo segreto perchè forse potrebbe essere utile a qualche altra persona, me inclusa! La mia domanda è la seguente: “cosa sta alla base di questo tuo modo di essere?”

Per quanto tu possa fare del tuo meglio per evitare gli errori, gli errori li farai, per tutta la vita, anche a 90 anni. Più vivi e più farai esperienze e quindi più farai errori.

Questo tema degli errori l’avevo già affrontato con tuo marito, Nicolò, e mi ricordo che un giorno gli avevo chiesto: “Nicolò a 80 anni si fanno ancora errori?”  e lui mi aveva risposto : “Esattamente uguale a prima”

Sì, sì, si fanno: hai la tua piccola esperienza di vita che ti può aiutare ma più vivi e vai avanti e più avrai situazioni nuove da affrontare per la prima volta, e quindi il rischio è sempre quello di affrontarli bene o affrontarli male e commettere errori.

Rimanendo sul tema errori, quale è stato il periodo più difficile della tua vita e che forse, con la consapevolezza di oggi, avresti affrontato  in modo diverso. Cosa ancora non avevi a quell’età che invece hai maturato dopo?

Non mi perdono è stata la mia ignoranza sulla trombosi che ha portato via mia mamma in una notte. Quando molti anni dopo è successa a Nicolò, mio marito, non solo ero già forte dell’esperienza di mia mamma, ma mi sono anche documentata meglio e quindi ho saputo dare a Nicolò un supporto e un aiuto molto diverso. Ero più preparata, meno sprovveduta ed in balia degli eventi.

Poi c’è il mio primo matrimonio: giovanissima e sprovveduta non mi ero accorta che nonostante la sua ottima cultura, in realtà era uno psicopatico, diagnosi accertata dopo molti anni. Sono stati anni di botte, di insulti, di ingiurie e con lui avevo fatto tre figli. La negatività di questo matrimonio mi ha fatto tirare fuori le unghie con il tempo ma solo tanti anni dopo.

Quindi questa esperienza in un certo modo è stata di crescita e di consapevolezza 

Sì, un certo risvolto positivo l’ha avuto, perché io sono cresciuta e ne sono venuta fuori.

Hai iniziato a esistere come individuo, è questo che intendi dire?

Esatto, prima ero nulla.

Questo essere nulla, secondo te dipendeva dall’educazione che avevi avuto? Oppure dal fatto di appartenere ad una generazione in cui le donne sono sempre state considerate poco? Della violenza domestica poi adesso se ne parla tanto, ma 20 o 30 anni fa era assolutamente “normale” o comunque una cosa che non si doveva dire perchè non esisteva nessuna tutela.  

Se andavo in ospedale a dire “Mio marito mi ha picchiato”, appena sentivano che mio marito era un ingegnere, ero io la pazza: è impossibile che un ingegnere picchi la moglie. Quindi il torto era sempre mio, tant’è vero che non sono più andata a chiedere aiuto.

Cos’è poi che alla fine ti ha fatto decidere di intraprendere la via della separazione? Sono cambiati i tempi, sono arrivati gli anni ‘70 oppure altri eventi che ti sono accaduti?

Una volta, abbiamo avuto una discussione, lui ha preso l’accetta e si è buttato contro di me: ho fatto un volo verso la porta, fuori c’erano i vicini e lui ha subito nascosto l’ascia. Ma io l’ho acchiappato per i capelli, l’ho fatto urlare. Il mio primo atto di ribellione. Ho urlato “Domani andiamo a chiedere la separazione” e lui ha risposto di sì.

Però questo te l’ha fatto pagare dopo, in un secondo momento o no? 

Sì, me l’ha fatta pagare dopo: ci ha ridotto alla fame. Io però ero così felice di essermi liberata di questo incubo che non mi importava di digiunare, di lavorare correndo come una pazza tra la scuola statale e la scuola privata pur di guadagnare qualcosina di più. Qualsiasi cosa pur di essermi liberata di quell’incubo.

E quindi la separazione è stata la parte più “difficile”, intendo liberarsi da un uomo violento.

Sì sì, per il resto andava bene, coi ragazzi ci volevamo bene, è stato solamente il fatto economico. Il mio stipendio bastava per pagare giusto l’affitto di casa, e non avevamo niente da mangiare. Per fortuna c’era mio papà vivo che ogni lettera che mi spediva, ci metteva dentro dei soldi per comprarci da mangiare. Era difficile, ma era tale la gioia della mia riacquistata libertà e della stima di me stessa, che lui era quasi riuscito a togliermi, che alle difficoltà economiche non ci badavo nemmeno.

E con i figli come hai fatto in quel periodo?

Eh, c’è stato un periodo molto brutto, non avevamo i soldi per prenderci un appartamento in affitto e allora ci siamo sparpagliati, ospiti di amici e morosi.

E quanti anni avevano i ragazzi in quel momento di grande difficoltà? 

Erano molto giovani, Tra i 19 e i 16 anni, però si sono dati da fare tutti per trovarsi un lavoretto e contribuire economicamente.

E per te oggi che hai tre figli… che cosa pensi quando pensi a loro?

Io penso che devo la mia vita a loro, se non avessi avuto questi tre figli, molto probabilmente mi sarei suicidata, quando ero con il mio ex marito. Invece li ho sempre non solo amati, ma difesi, con le unghie e con i denti e loro lo sanno.

E quando pensi a loro adesso che sensazioni hai?

Di riconoscenza, di essere nati, di avermi sempre voluto bene, di avermi sostenuto, di riconoscenza proprio, a parte l’affetto, ovviamente. E anche la mia prima nipote Giulia, che ho cresciuto io per i primi 3 anni della sua vita perché mia figlia lavorava molto.

Che bello, che poi il rapporto con i nonni per me è stato bellissimo e anche se quando i nonni non ci sono più, la loro figura calda e accogliente, ti rimane per sempre dentro!

Io ho sempre avuto il desiderio di avere dei nonni, non ho mai conosciuto i miei e quando sono diventata nonna io mi è sembrato un dono prezioso!

Ci credo, la figura del nonno è importantissima, i genitori che non fanno vedere i nonni ai propri figli tolgono una risorsa preziosa per tutta la vita, ovviamente se i nonni sono buoni e accoglienti!

Eh si!, spesso i genitori non hanno il tempo e la serenità dei nonni. I genitori di oggi devono lavorare, mantenere il lavoro, procurarsi il pane… E quindi è tutta serenità che viene sottratta ai figli per forza maggiore

E’ vero, quando sei giovane sei preso dalla quotidianità del riuscire a farcela e il nonno è proprio quella parte che riesce a dare in più, quel senso di famiglia che per me , nella mia esperienza personale, rimarrà tutta la vita.

Tu ti sei sposata due volte: una volta è stata terribile, ma la seconda magica…

Quarant’anni di paradiso

Esatto, cosa ti manca di più ora di tuo marito Nicolò?

Mi manca lui, lui con la sua persona, con la sua gentilezza. Mi chiamava Pinina: questo ti dice già tutto.

Ha fatto anche le magliette: “I love Pinina”….. (Pina sorride e gli occhi si fanno dolci dolci…)

Poi era un signore e ti dava tranquillità. Purtroppo anche lui è stato sfortunato sia con la moglie precedente che con la loro unica figlia.

Secondo te ci sono delle qualità per essere un buon marito, una buona moglie e quindi avere una vita di coppia lunga e condivisa? 

E questa è una risposta che non mi so dare.

Sì, ma tu hai trovato Nicolò, che è stato…

…compensazione di tutti i guai precedenti

Secondo te, aver conosciuto Nicolò, che cosa è stato? Cioè, chi sei stata tu per lui e lui per te? Ormai lui non è qui per dirci la sua, ma io posso immaginare le sue parole che mi ha anche comunicato personalmente. 

Entrambi avevamo sofferto tantissimo, per questo, appena ci siamo incontrati è nato subito il feeling giusto. La prima volta che mi ha abbracciato, mi ha detto: “Pina, tu sei una donna vera”. Non me lo sono mai dimenticato.

Appunto, aveva fatto uno di quei famosi errori che si fanno quando non conosci, non sai.

Esatto, come me, si era sposato giovanissimo, aveva 19/20 anni. Lui mi ha fatto scoprire un mondo affettivo, di gentilezza. Abbiamo girato tutto il mondo, perché avevamo la stessa passione, quella di viaggiare. Lui, uomo di mare cresciuto a Copa Cabana, ha fatto un enorme sacrificio e ha assecondato il mio amore per la montagna. Il freddo, la fatica, la paura del vuoto, i piani  scoscesi… aveva il terrore di queste cose, ma pur di fare contenta me, è venuto con me ovunque. E di questo gliene sarò per sempre grata!

E lui ora che cosa direbbe/penserebbe di te?

Ma lui quando parlava, magari con i suoi soci di ufficio, o con un cliente, e capitava che parlassero di me, era un entusiasta, sembrava un bambino che si era appena innamorato. Per lui era normale entusiasmarsi a parlare di me come se fossi una dea.

Lui ora non c’è, ma è come se un po’ ci fosse ancora? Nel senso: ti capita, magari mentre fai una scelta, di fare questa scelta anche per lui?

Beh sai, adesso, nelle scelte con i figli, coi nipoti, non penso mai a come si comporterebbe Nicolò, perché sono abbastanza realista, ho un senso pratico molto sviluppato, per cui so che lui non c’è, lo so nel profondo. Però, non so, ho messo le sue foto in soggiorno, ho lì l’urna delle sue ceneri, e gli parlo. Comunque ha lasciato un grande vuoto, anche nei ragazzi. Ha lasciato un’impronta sui ragazzi, ormai sessantenni,  ma per me sempre ragazzi.

Ma secondo te lui c’è da qualche parte o per te la vita inizia qua e finisce qua?

Inizia qua e finisce qua, ne sono sicura, ancora più sicura da quella vicenda di cui ti ho raccontato, quando mi hanno operata al cuore. Mi hanno portato sulla barella, tutta sistemata, e mi hanno detto che a breve sarei stata operata. Ho chiuso gli occhi, poi li ho riaperti e accanto a me c’è un’altra barella, con una signora. Gli infermieri la avvertono che adesso è il suo turno. E io protesto “Ma scusi, toccava prima a me essere operata!” “Signora, oggi è giovedì, lei è stata operata ieri” Non c’è niente, perché nel momento in cui l’anestesia ha tolto di mezzo il mio cervello, non c’è più niente, una volta che il cervello si ferma, non c’è più niente.

Come ti lascia questa sensazione?

Mah, io l’ho sempre intuito che dopo che muori c’è il nulla, e infatti di miliardi di persone morte nessuno è tornato indietro. Però questa faccenda che io ho passato 24 ore nel nulla, e se non me lo avessero detto non mi sarei accorta di nulla. Non ho neanche sognato, quando dormi hai la sensazione di essere viva, se c’è un rumore forte lo senti… in quel caso invece nulla assoluto.

E tu la prendi come un’accettazione della realtà?

Certo. Il pollo che mangi, c’è possibilità che possa rinascere il giorno del giudizio universale? L’hai mangiato e basta, ed è finito per sempre, con tutto il suo cervello. Perché per la gallina sì e noi no?

Tu hai avuto dei problemi di salute vari, sempre risolti bene. Hai la sensazione che a volte questi problemi siano stati causati da difficili situazioni di vita?

Sì perchè i miei guai sono iniziati a causa di alcuni stress per le vicende familiari del figlia di Nicolò, ci ha scombussolato al punto che ci siamo ammalati tutti e due. E infatti è venuto il tumore alle ghiandole linfatiche a lui e al midollo osseo a me.

L’avete vissuta come una sorta di violenza, una violenza dall’esterno contro voi che eravate più fragili per l’età

Esatto: ormai Nicolò aveva passato gli 80, io i 75, e stavamo diventando più fragili.

Quindi c’era anche una fragilità emotiva, che magari quando sei più giovane senti meno, ti senti meno in balìa degli altri.

Esatto, quando mi sono separata è stata dura, era allora che mi sarebbe dovuto venire il tumore, e invece ho vissuto 40 anni con Nicolò, felice. Però dopo una certa età si è più fragili, quindi si dovrebbe avere tutti una vecchiaia serena.

Questo senso di fragilità, potresti spiegarlo un po’ meglio? Che uno vive che ne so, dai 50 agli 80, dai 60 agli 80… questa fragilità come si manifesta, che magari uno si sente più fragile…

No, io non ci siamo accorti di essere diventati così sensibili allo stress, è quando ti spunta fuori la malattia che ti accorgi che lo stress ti ha segnato. Io avvertivo il disagio, infatti ogni tanto avevamo un po’ una discussione io e Nicolò proprio a causa di sua figlia, ma non mi sembrava fosse così grave.

Non lo vivevi con ansia, angoscia…

Esatto, almeno a livello cosciente, ma evidentemente a livello di incoscienza c’era la sensazione di vivere male.

Secondo te qual è una cosa che possono fare le persone nei confronti di qualcuno avanti negli anni e che può veramente ferire? Che magari non senti subito, ma lo vivi comunque a livello profondo.

Secondo me l’abbandono, l’abbandono affettivo. Sì perché secondo me una persona anziana, se si rende conto che nessuno gli vuole più bene, muore, che cosa rimane a fare?

Un po’ come tutti i bambini rimasti orfani durante la guerra, messi negli orfanotrofi e mai più toccati. Ci sono state moltissime morti infantili per questo. Comunque c’è bisogno del contatto, dell’affetto…

C’è un calendarietto da ufficio che ha fatto mia figlia maggiore, prendendo spunto dagli haiku che faceva Nicolò. Te ne presenta uno ogni mese, e nel mese di Gennaio dice: “Essere nei pensieri di qualcuno ogni giorno”

E’ vero quindi il senso di abbandono e di solitudine è una cosa che a una certa età diventa veramente deleteria. Dopo una certa età non hai l’energia di reinventarti una vita, degli amici…

E infatti io ho deciso di trasferirmi da Tarquinia a Padova dove c’è mio fratello. Facciamo le nostre parole crociate, ci raccontiamo cose dell’infanzia, facciamo le battute, ridiamo come bambini… e questo è un grande conforto anche per lui. Lui non se ne è accorto, ma stava soffrendo di solitudine anche lui. E adesso lui viene da me ogni giorno e più che volentieri.

Quindi in un certo senso tu sei una dispensatrice di vita anche per tuo fratello, vi fate una terapia reciproca. Secondo te adesso le cose più importanti per te, per il tuo benessere, quali sono?

Mah, quando hai una pensione i problemi potrebbero essere solo affettivi. Ma ho l’affetto dei figli, dei miei nipoti, di mio fratello… cosa altro voglio dalla vita?

Mi piace anche la socialità, come i vicini di casa…

Appunto, quanto è importante per te avere anche relazioni con altre persone?

Pensa che io sono capitata in un condominio molto litigioso, litigano tutti i giorni, però, tutti mi salutano, tutti sono gentili, mi portano rispetto e mi chiedono se ho bisogno di aiuto… perché io sono gentile con loro.

Io adesso ho a che fare con molte persone grandi, che hanno più di 70 anni, e molte soffrono di solitudine… qual è il consiglio che dai a una persona di una certa età per star meglio, per accettare, anche, le cose. Quali sono secondo te gli errori che le persone fanno dopo i 75 anni?

Di essere più possibiliste. Non puoi pensare che tutti facciano quello che piace a te, che desideri tu. Quindi accettare le persone per quello che sono.

Se non ti vanno bene allora eliminale dalla tua vita senza drammi. Io, il mio primo marito l’ho eliminato senza pensieri. Anche se mi dicono che mi ha fatto tanto male, io non lo penso mai, non è nella mia vita, e basta, sono contenta cosi. 

Invece nella mia vita ci sono i miei figli, gli amici, la Giulia, sempre più affettuosa e matura e gli altri miei nipoti. Ho conservato tante amicizie per telefono. Non mi aspetto niente dalla vita, perché ormai 85 anni li ho vissuti, e son stata abbastanza fortunata. Poi Giulia dice “Nonna, tu vivrai 100 anni!” … chissà. Però, per quel che vivo, mi accontento. Cerco di essere gentile con tutti, perché questo mi reca gioia e mi crea anche un buon vicinato e gentilezza da chi conosco, e basta, non chiedo altro.

Chiarissimo. Quindi quando tu ti alzi la mattina qual è il tuo spirito, come affronti la giornata?

Sempre abbastanza bene, soprattutto se c’è il sole. Evidentemente invecchiando sono diventata un po’ metereopatica: quando c’è grigio, con la nebbia, sento che l’umore è meno scintillante… però va bene lo stesso

Quindi facendo un bilancio, anche in questo periodo della vita, nonostante il covid, nonostante la clausura, nonostante tutte le difficoltà, è un bilancio positivo.

Sì, e soprattutto ogni giorno è regalato, a quest’età, perché non è detto che a quasi 85 anni si debba continuare a vivere. Quindi per me, a quest’età, sono tutti giorni regalati.

Hai un sogno, un obiettivo da realizzare nei prossimi mesi, una cosa che ti manca…

Mi manca la montagna, infatti ho la libreria piena di libri di montagna, me li sono letti tutti.

Quindi appena ci si libererà del covid subito casetta in montagna?

Esatto

Altri sogni nel cassetto? Realizzare cose, o stare con persone… oppure stai in pace così?

Ti dirò che alle volte, ma cerco di non pensarci più di tanto, non mi dispiacerebbe diventare bisnonna, ma non è una cosa a cui tengo in maniera assoluta. So che mi farebbe piacere, certo.

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Cosa fai per mantenerti in forma?

Ogni giorno 20/25 minuti di ginnastica. Faccio tutti i miei esercizi, me li impongo, anche quando fuori c’è quel grigio-merda che mi tira giù e non mi vien voglia, me li impongo. E poi, fino a prima della pandemia, mi facevo anche 4 km a piedi al giorno.

(Benessere con un Tocco .. di curiosità!)

Grazie Nonna Pina per averci regalato questa bella intervista che mi lascia con un senso di calma e di accettazione per la vita, in qualunque forma si manifesti, non sempre benevola e amica!

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