L’Intervista a Rossana 

Neo Allieva Metodo Feldenkrais 

Io lavoro con le persone e mi piace ascoltare le loro storie, le loro opinioni anche su quello che facciamo insieme, il Metodo Feldenkrais.  Mi piace che non siano solo allievi o clienti ma che diventino parte di Benessere con un Tocco fatto di tante persone, idee e vissuti.

Ognuno di loro apporta qualche cosa di unico e speciale al nostro gruppo ed è per questo che mi è nata l’esigenza di fare delle interviste specifiche che diano risalto alla persona in quanto tale!

Francesco mi affianca in questo progetto e grazie, alla sua collaborazione, sono riuscita a dare voce sempre a più persone!

Buona lettura e grazie a tutti voi!

Roberta 

Chi è Rossana o Rossy

Quando ho letto la frase che Rossana ha inserito nel suo profilo WhatsApp – a volte penso cose che non condivido – sono andato a cercarla sul web, cosa che faccio di rado perché preferisco andare a pescare nella mia memoria.

Ho pensato subito ai fratelli Marx, mi sembra di un umorismo sferzante, tipico del loro genio, della serie “se un gatto nero vi attraversa la strada vuol dire che sta andando da qualche altra parte”.

Riflettendo mi è sembrato invece che quella frase può essere stata detta da una persona disillusa, che ha cercato di esprimere le proprie opinioni ma che, per intrinseca onestà, non le manifesta per timore di sembrare meno buona di quello che gli altri credono che sia.

La frase avrebbe potuto essere “a volte dico cose che non condivido” cioè non riesco a trattenere i miei pensieri sgradevoli, che risiedono in qualche parte nascosta di me, e li esprimo, consapevole, una volta che le parole hanno attraversato l’aria, che non sono proprio quelle che si sarebbe voluto pronunciare.

Ma è una delle prime domande che le farò.

Sono curioso perché comunque sul web non l’ho trovata.

allieva Feldenkrais Roma Montesacro

Intanto Rossana è una bella donna, elegante nel suo trench raglan grigio portato con disinvolta sapienza, adattissimo a questa giornata bigia e vagamente nebbiosa, come si addice a un autunno perfetto con la sua pioggerella molto british.

Quando è entrata nel mio giardino aveva la martingala annodata come un agente dell’MI6 e in mano una piccola guantiera di dolcetti da prendere con il thè.

L’abito è verde scuro, avvitato, poco sopra al ginocchio, con disegni che sembrano farfalle, le sta molto bene.

Così come gli stivali, che hanno un che di vintage e completano l’aspetto gradevole, proporzionato e raffinato.

Il sorriso è aperto tuttavia vagamente malinconico, gli occhi non sfuggono il tuo sguardo attratti come sono e curiosi di ogni cosa che la circonda.

Un bel caschetto alla Vergottini sul viso malinconico e dolce allo stesso tempo.

Ci sediamo nella sala cinema, comodi sulle poltrone avvolgenti, un buon caffè, il mont blanc e la sacher, quelli che stavano sulla guantiera, che ci guardano in modo masochista, aspettano il momento in cui le mangeremo.

Siamo pronti e si comincia.

Allora Rossana, come Roxane di Cyrano o se preferisci come le caramelle, nate dal genio di Luisa Spagnoli. Intanto come stai, come stai vivendo questo nuovo corso della nostra vita?

Sto abbastanza bene nel senso che anche il lock down non l’ho vissuto male.

Devo dire che avere tutto quel tempo a disposizione mi è piaciuto e poi sto molto bene anche da sola, faccio le cose che mi piacciono…

…tu lavori?

In realtà sì, lavoro e nello stesso tempo sono in pensione, o viceversa…

Mi ha molto colpito la poesia che hai inviato per il nostro audio “Il più bello dei mari” di Nazim Hikmet “…quello che vorrei dirti di più bello non te l’ho ancora detto”. Come mai l’hai scelta?

L'intervista a Rossana

Mi piace, mi emoziona molto.

Ho pensato a questa poesia perché ho voluto raccogliere in un album le fotografie dei miei primi cinquant’anni per mia figlia, un regalo per lei, e le ho trascritto questi versi, “quello che volevo dirti non te l’ho ancora detto”.

Poi in realtà quest’album ce l’ho ancora io e ogni tanto vado a riguardarlo perché adoro le foto e mi piace ripensare a quello che sono e siamo stati…

Sul tuo profilo WhatsApp hai scritto “a volte penso pensieri che non condivido…”

Non so bene, l’ho letta da qualche parte, non ricordo dove.

È una cosa che sento molto mia, molto personale, nel senso che a volte penso a qualcosa che non vorrei pensare, che non mi piace pensare, che appunto non condivido o che non mi appartiene.

Vorrei essere migliore di quella che sono nella realtà, mi lascio prendere da pensieri egoisti o poco piacevoli, mi scopro meno buona di quello che vorrei essere.

Proprio così, mi trovo a pensare cose che non mi piacciono, non le dico perché un po’ me ne vergogno e dunque me le tengo dentro.

Dove l’ho letta non me lo ricordo proprio, ma mi piace e riflette una parte di me, non la migliore.

Ti confesso che spesso capita anche a me. Mi è molto piaciuto anche il tuo video, su una bicicletta come sospesa nel tempo con un bel sorriso, colori brillanti e molta energia. Come ti è venuta in mente?

Che vuoi che ti dica, non mi fanno tenere la bicicletta, giustamente, nell’androne e anche se ho casa piccola la tengo dentro.

Non mi va neanche di metterla in cantina perché poi è faticoso fare una rampa di scale per tirarla su e dunque ce l’ho nel salone.

Quando Roberta mi ha proposto il video, con quella canzone che davvero ispira la primavera, mi è subito venuta in mente una pedalata in piena libertà.

Quindi ho messo due pile di libri a fianco della bicicletta, che stava sul cavalletto, e io pedalavo, diciamo in modo virtuale stando in piedi.

Ho dovuto ripetere il video per tre volte perché non veniva bene e poi l’ho mandato.

Mi sono molto divertita anche se ci ho perso una buona mattinata per le prove.

Era molto divertente.

Vorrei iniziare con una parola che mi ha sempre messo di buon umore: benessere.

Tutti noi tendiamo a star bene, ci piace la bellezza, vorremmo che ogni cosa funzionasse come ci aspettiamo e non come nella realtà è.

Tu pensi che la ricerca del benessere sia un atto necessario di volontà oppure che sia un percorso naturale?

L'intervista a RossanaNon sento come una forzatura la ricerca del benessere a tutti i costi.

Penso che l’uomo, la nostra natura, ricerca per istinto il benessere, sentirsi bene con gli altri e con se stessi.

Credo che la migliore definizione di benessere sia non tanto stare bene con noi, non solo fisicamente, quanto stare bene con chi ti sta vicino.

Come vedi noi facciamo Feldenkrais insieme con altre persone, se non avessi questa armonia con gli altri, se non mi sentissi bene nel gruppo di sicuro non verrei da Roberta…

…ma tu pensi che ci sia una naturalezza in questo o c’è uno sforzo di volontà?

Per quanto mi riguarda ho una forte componente di pigrizia nel fare esercizio da sola, per cui, a volte, diventa una necessità.

Mi sono avvicinata al Feldenkrais non perché lo conoscessi ma perché volevo fare qualcosa per il mio mal di schiena.

Mi alzo piuttosto contratta la mattina e poi poco alla volta mi sciolgo e mi muovo meglio.

In realtà avrei voluto fare pilates e avevo chiesto a Massimo, che gestisce Liber-thé e che già conoscevo, se nella sua struttura c’erano corsi di questa disciplina.

È stato lui che mi ha suggerito di rivolgermi a Roberta e per la prima volta ho sentito il termine Feldenkrais.  

Non sapevo neanche come si scrivesse, ho fatto una ricerca, mi sono incuriosita e ho contattato Roberta e… è stata la fine (ride di gusto Rossana, e anche io).

Abbiamo ripreso a fare lezione non in presenza, ci si vede sullo schermo nei nostri spazi familiari. Com’è il tuo spazio vitale?

L’entrata di casa mia?

C’è un mobile, una poltrona, un armadio a muro con uno specchio e un tappeto. Purtroppo ho un computer molto vecchio e l’audio è quasi inesistente, quindi mi collego sempre e soltanto con il telefonino, avendo qualche problema di connessione ovviamente.

Per di più non mi si vedeva quasi perché stando sdraiata a terra lo smartphone non riusciva ad inquadrarmi.

Pertanto per me è molto ma molto meglio frequentare in presenza, sentire la voce di Roberta che ti accompagna, insomma tutt’altre sensazioni.

Mi concentro, cerco di far bene.

Anche in altre attività individuali rimango concentrata, tuttavia se guardo gli altri mi distraggo…

Dunque noi ci muoviamo quasi sempre in modo inconsapevole. È corretto dire che riappropriarsi delle capacità di riorganizzare il nostro corpo porta ad un maggior benessere non solo fisico? Una migliore capacità di relazione?

Secondo me sì… direi proprio di sì.

Non sono certo io la persona che può dire di aver conseguito questi risultati perché purtroppo frequento troppo poco il gruppo, però la consapevolezza di sé ci aiuta a porci agli altri in maniera migliore o diversa, anche ad avere un portamento diverso.

A volte mi accorgo di avere una postura “chiusa” e quando lo avverto cerco di migliorare, di aprirmi.

Il capire quello che stai facendo e come lo stai facendo è importante.

Spesso durante le lezioni, mi rendo conto che sono molto legata al movimento “ginnico” e dunque esagero nel movimento, ma in realtà non serve.

E infatti mi correggo o meglio mi corregge Roberta.

Magari vorrei che lo facesse di più, poi penso che, sia per il suo modo di essere, sia per il tipo di disciplina, è giusto quello che ognuno di noi riesce a fare.

Per esempio qualche giorno fa ci aveva chiesto di girarci sdraiati a terra e alzare il fianco. Io l’ho alzato in modo accentuato perché tendo sempre al movimento ginnico e al mio massimo.

Roberta mi ha detto “anche meno”. Ecco… ancora non sono bene entrata nella filosofia del Feldenkrais

…e figurati io allora. Sono sicuro che voi donne siate molto più vivaci, più curiose di noi uomini. Poi non so se davvero noi siamo più riflessivi o abbiamo più immaginazione. A questo proposito a volte Roberta, quando gli esercizi sono troppo faticosi, ci invita a immaginarli. Tu ci riesci? Io affatto.

Immaginarli sì ma non mi chiedere se ne sento gli effetti.

Anche quando faccio gli esercizi fisicamente non riesco a sentire i cambiamenti che Roberta ci invita a percepire.

Devo dire che mi ci impegno tantissimo, a sentire gli appoggi, l’equilibrio nella camminata prima del lavoro e poi ad individuarne i cambiamenti a esercizi fatti, ma trovo difficoltà.

A me non succede niente o meglio non sento molto e questo mi dispiace davvero tanto. Forse è ancora presto.

…anche a me capita di non sentire i cambiamenti, sono un insensibile…

…io rimango sbalordita dai commenti dei compagni in effetti.

E me ne sto in silenzio perché cosa dico, non ho sentito niente?

Mi sembra brutto anche da pensare perché vuol dire che l’esercizio che faccio non funziona, non dà risultati…

…ma no, vedrai che le cose miglioreranno, anche per me. Ritorniamo al Feldenkrais. Cosa pensavi che fosse e cosa invece hai scoperto cosa è.

Quando Massimo mi ha parlato del Feldenkrais gli ho chiesto cosa fosse.

Mi ha detto che è una ginnastica diciamo così “dolce”.

Poi sono andata a leggere e ho capito che chi l’aveva inventata, o meglio chi l’ha fatta diventare un’attività importante e riconosciuta era una persona che aveva avuto dei problemi fisici significativi e che, con questo nuovo modo di muoversi e articolare il proprio fisico, era riuscito a risolverli.

Ho pensato che avrei potuto provare anch’io per il mio mal di schiena e dunque ho prenotato una lezione di prova.

Intanto Roberta mi è piaciuta molto e poi alcune lezioni sono davvero molto belle.

In una in particolare, mi ricordo, ci diceva, stando sdraiati, di unire il ginocchio al gomito contrapposto.

La mattina dopo non avevo mal di schiena.

E poi ti devo dire che Roberta mi ha conquistato. Io devo avere sintonia, empatia con l’insegnante con cui mi rapporto, altrimenti non riesco ad andare avanti.

Ma tu avevi delle aspettative che poi si sono rivelate corrette?

L'intervista a Rossana FeldenkraisMolto semplicemente mi aspetto che mi passi o migliori il mio mal di schiena, però devo dire che anche se non mi dovesse passare io continuerei perché comunque è piacevole, non mi annoio.

Ho sempre rifiutato di fare yoga, non sono mai andata a pilates, ho fatto una o due lezioni di prova ma non sono rimasta coinvolta.

Invece l’ora di Feldenkrais mi passa come niente, è piacevole…

Ma torniamo al Feldenkrais e a qualche informazione di ritorno. Ora ti chiedo se ti capita di essere sempre contenta di quello che fai oppure a volte meno? E quali sono le tue sensazioni durante le lezioni e dopo, ti stanchi per esempio?

Sicuramente posso fare molto meglio, cercare di avere la famosa consapevolezza di quello che si sta facendo.

Ci sono lezioni che mi piacciono di più, altre meno.

Mi piace molto rotolare sulle spalle, ruotare le braccia, mi intriga molto ed è molto difficile che esca scontenta.

Forse sono scontenta più di me stessa per i motivi che dicevo prima.

Quanto alla stanchezza io ragiono ancora prendendo come riferimento la ginnastica.

Ho fatto cinque anni spinning e dunque pedalavo “de brutto” detto alla romana, lì mi stancavo parecchio ma ero molto soddisfatta. 

Dopo la lezione di Felden non sono stanca ma so comunque di aver lavorato e sto bene.

Secondo te con l’impegno riusciremo a fare cose che non abbiamo mai fatto?

Secondo me ci sono dei limiti fisici che, per quanto ci si impegni, non si riescono a superare.  

Io non sono molto perseverante.

A volte lascio perdere ancora prima di provarci.

Sciare per esempio, ci ho provato ma poi mi sono quasi ammazzata divaricando gli sci.

A parte la perseveranza che non è una mia dote, poi sono anche un po’ timorosa, penso sempre che mi possa succedere qualcosa, che possa farmi male e tendo a proteggermi.

Una volta mi sono fatta tentare dal “paracadute ascensionale”, quello dove sei trainato dal motoscafo.

Quando stavo su in aria mi sono detta questa non sono io, non posso essere io.

Poi quando il motoscafo ha rallentato e dovevo entrare di botto in acqua… insomma questa è stata la cosa più pericolosa che abbia fatto in vita mia.

Roberta ci ha chiesto cosa avremmo voluto che il Feldenkrais ci permettesse di fare o di rifare. Tu cosa risponderesti?

La mattina presto ho difficoltà a mettere le calze.

Con la gamba sinistra va bene, ma con la destra devo aiutarmi e questo ovviamente dipende dalla schiena.

Se già riuscissi in questa semplice operazione, avrei raggiunto un bell’obiettivo. Il collo per esempio è già migliorato.

Ma nella vita pratica di tutti i giorni, tu ti ritrovi a fare le cose che facciamo con Roberta?

Ci sono delle volte in cui ho fatto ginnastica anche da sola, ma non sono molto costante, sono distratta da tante cose.

Ed è anche un po’ difficile che ripeta gli esercizi che facciamo insieme, tuttavia quando sto seduta sul divano o su una sedia cerco di assumere una posizione corretta, insomma non sono proprio una brava allieva…

…neanche io se è per questo. Com’è secondo te Roberta come insegnante? E come donna? Cos’è che ti ispira fiducia in lei?

Bravissima come insegnante, coinvolgente.

Mi piace che aiuti tutti a stare insieme e mi piace che lei partecipi con noi.

Chiede e interviene in prima persona nelle iniziative È vulcanica.  

L’ultima lezione ci ha detto “ah, c’ho in mente una cosa bellissima”.

Poi vorrebbe fare una lezione con la musica inserendo una piccola coreografia, quasi una danza. 

Purtroppo posso frequentare solo il giovedì e non so se potrò essere presente.

Credo che Roberta abbia approfondito molto le conoscenze nel suo lavoro e dunque per questo ispira fiducia, per la sua competenza.

Mi piace molto anche come si pone, non è invadente, lascia fare, è molto materna.

Abbiamo parlato di Roberta e di te, parliamo un po’ del gruppo. Volevo chiederti se ti ricordi di un episodio che ti ha molto colpito in modo positivo, che ti ha divertito e un altro che invece non ti è piaciuto.

Posso dirti che con alcune persone mi trovo molto bene, con altre non ho grandi rapporti ma questo non vuol dire che non mi piacciano.

Succede. Poi in realtà non c’è neanche il tempo o molte occasioni per approfondire le conoscenze.

Si arriva, ci si prepara e si comincia. Con qualcuna sono entrata più in sintonia, siamo anche uscite insieme a fare street work out…

…e cos’è street work out?

Sono attività che si fanno all’aperto… in realtà è una piattaforma social dove organizzano delle uscite per la città, anche di cento persone, per camminare, correre, fare ginnastica tutti insieme, nelle strade di Roma. 

Ti danno le cuffie per ascoltare il trainer che ti guida negli esercizi con la musica. 

Poi c’è la sezione green che si svolge nelle ville storiche di Roma.  

Ho partecipato a due uscite con mia figlia e in una di queste è venuta anche una ragazza che fa Felden con noi, ci siamo molto divertite.

Una domanda che mi riguarda. Perché secondo te ci sono così pochi uomini a fare Feldenkrais?

Va be’, che ne parliamo a fa’… è che secondo me gli uomini non sono curiosi e magari ritengono alcune attività troppo femminili, non si mettono alla prova. 

Devo essere sincera, sto frequentando il corso di Felden perché a una certa età qualche acciacco ce l’ho e anche se è un tipo di disciplina che non ho mai sperimentato (come lo yoga o pilates), ho voluto provare. 

Tornando agli uomini, spesso non sanno cosa perdono.

Ad esempio ci sono pochi uomini che vanno a ballare.  

Magari iniziano a frequentare perché è un modo per conoscere le ragazze, salvo poi scoprire che si divertono anche.

Ho ballato tango argentino e ultimamente lindy hop, un ballo degli anni ’30/40 su musica swing.

In tutti i corsi c’era una bassa percentuale di uomini.

Nella tua foto profilo hai una immagine di te sfuocata. Mi incuriosisce. Cosa significa per te?

Beh, in quella foto io sono a cavallo, è presa un po’ da lontano ed è sfuocata per quello, non è voluto, non è che mi sono sfuocata apposta.

L’ho ingrandita ed è la stessa foto che ho su Facebook, non ha un significato profondo, non c’è mistero, mi spiace che ti abbia un po’ deluso su questo…

…ma figurati, sono io che cerco di trovare significati dove magari non ci sono. Un’ultima domanda che Roberta ha fatto anche a me. E forse la ripeto. Il benessere è una forma di necessità interiore o tu senti che lo devi fare quasi per forza?

Il benessere credo che sia una ricerca istintiva e quasi primordiale per star bene con se stessi, con il proprio corpo e la propria intimità.

 

…bene, la nostra conversazione si conclude qui. In modo sadico questa vota abbiamo addentato il mont blanc e la sacher, buonissimi.

Il caffè l’avevamo preso prima. Siamo stati bene e il grigio del pomeriggio non ci è sembrato poi così triste. Anzi.

Le ho fatto vedere i miei film e, come capita alle mie intervistate, le ho fatto un regalo, un DVD piuttosto raro “Le due strade”.

Poiché mi ero dimenticato di averlo, l’ho ricomprato, proprio come il titolo. È un film del 1936 il cui titolo originale è “Manhattan melodrama”, bello vero?

È la storia di due ragazzi, diversi di carattere ma attratti da un sentimento di amicizia che li accompagnerà per tutta la vita.

Fino all’estremo sacrificio dell’uno per l’altro.

Un Clark Gable in grande spolvero come anche William Powell e Mirna Loy, famosi per la serie di film dell’Uomo Ombra.

Rossana ha rimesso il suo bel trench grigio perla, annodato la martingala da agente segreto ed è andata via lasciando nell’aria, attraverso un giardino autunnale, la scia di quel suo bel sorriso malinconico e profumato.

La sera, dopo cena, risentendo l’intervista ho consumato quello che restava dei dolcetti, un buon bicchiere di vino e la musica lindy hop di sottofondo prima di addormentarmi.

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