I benefici dell’Integrazione Funzionale con il Metodo Feldenkrais per migliorare la postura 

Lavorare per aiutare le persone a sviluppare consapevolezza in ciò che fanno e in ciò che vorrebbero ottenere è per me fondamentale.

La consapevolezza è alla base di qualsiasi cosa io faccia, dal MASSAGGIO alla GINNASTICA POSTURALE.

Ecco alcune differenze importanti nel lavoro che faccio quando utilizzo il Metodo Feldenkrais.

L’integrazione funzionale (ovvero lezione singola e passiva dell’allievo) presenta delle differenze rispetto alla Consapevolezza attraverso il Movimento o CAM (lezione attiva di gruppo o singola).

Mentre la CAM è interamente attiva per l’allievo ed è guidata dalla mia voce, nell’integrazione funzionale lavoro con un singolo allievo alla volta principalmente attraverso il tocco.

Le CAM e le IF sono modi complementari di imparare nuove e migliori modalità di movimento, di conseguenza è sempre meglio una combinazione dei due approcci per migliorare la propria consapevolezza.

L’IF comporta un dialogo non verbale estremamente delicato e preciso tra me e il mio allievo. Attraverso il Tocco sempre differente, lo aiuto a sviluppare una nuova consapevolezza delle relazioni tra le parti del suo corpo e delle attivazioni muscolari che normalmente non rientrano nel controllo conscio.

L’IF orienta la comparsa di nuovi schemi di postura e di movimento molto più funzionali dei precedenti che spesso lo hanno portato a vivere situazioni di disagio o di dolore.

L’importanza di lavorare in posizioni comode

Shiatsu e Integrazioni Funzionali Feldenkrais a Roma MontesacroAlcune terapie fisiche danno scarsa importanza alla comodità dell’allievo. Al contrario nell’IF si dà il massimo rilievo al comfort e alla comodità.

Per esempio, si invita l’allievo a distendersi nella posizione in cui dorme oppure lo si aiuta a trovare delle posizioni particolarmente comode.

Una posizione comoda mette la persona a suo agio, riduce la tensione e libera l’attenzione rendendola disponibile per l’apprendimento.

L’uso della forza: tirare o non tirare

Alcune tecniche manuali contemplano l’uso della forza ma purtroppo l’uso della forza produce una resistenza che può produrre un evitamento inconscio del movimento forzato. Nelle Integrazioni Funzionali non impongo mai movimenti che possano indurre il mio allievo a fare una resistenza. Le tecniche che utilizzo sono sempre delicate ed associate ad emozioni di fiducia, piacere e sicurezza creando la massima ricettività per imparare.

Esiste la Postura corretta

Spesso le persone mi fanno questa domanda (se esiste una portura corretta) o mi raccontano di essere stati definiti storti ed asimmetrici o di sentirsi storti ad asimmetrici.  Quindi mi pare arrivato il momento di fare un po’ di chiarezza: in base a principi biomeccanici e fisiologici, le asimmetrie posturali sono spesso ritenute causa di dolore.

Con tale giustificazione, spesso si tenta di correggere queste asimmetrie con la forza o con degli esercizi troppo invasivi come se la persona potesse essere raddrizzata come una bacchetta.

È vero che un aumento della simmetria spesso si associa ad una riduzione del dolore ma non sempre una maggiore simmetria è necessariamente benefica.

Gli esseri umani non sono mai completamente simmetrici, e le asimmetrie che ciascuno di noi ha, derivano dall’intera storia della nostra vita.

Le posture abituali delle persone non dovrebbero essere trattate indipendentemente dal comportamento e dal loro modo di essere nel suo insieme.

Una simmetria “imposta” può portare anche un dolore maggiore o a una dis-integrazione funzionale. Durante la lezione seguo il movimento dell’allievo procedendo lungo l’andamento delle sue curvature fisiologiche e delle inclinazioni di movimenti già esistenti in modo da non contraddire l’organizzazione del suo sistema nervoso.

Non tento mai di “raddrizzare” il mio allievo ma sono sicura che il risultato del nostro lavoro insieme sarà un miglioramento del suo modo di muoversi che porterà ad una riduzione spontanea delle asimmetrie.

L’approccio con il Metodo Feldenkrais insegna una grande varietà di posizioni anche asimmetriche e non funzionali così da rispecchiare le situazioni che tutti noi riscontriamo nel mondo reale. Tutto questo serve per migliorare le capacità dell’allievo di funzionare in una gamma molto ampia di circostanze.

Con il metodo Feldenkrais non si lavora solo sulle aree problematiche ma il corpo viene sempre considerato nel suo insieme.

Nell’Integrazione Funzionale spesso comincio a lavorare proprio sulle parti del corpo che funzionano più facilmente e in quelle aree dove non c’è dolore. I movimenti che esploro con il mio allievo sono tali da ampliare la sua percezione di capacità.

Non voglio insegnare o imporre un modello particolare di movimento

Non voglio insegnare o imporre un modello particolare di movimento, come se la persona dovesse rientrare in uno schema considerato giusto e normale. Se facessi così il messaggio implicito che passerebbe sarebbe questo: “Non sei Ok così come sei e io ti aggiusterò”. La persona inizialmente potrebbe sentirsi sollevata sperando di essere aggiustata in modo corretto. Come se il suo miglioramento potesse venire dall’esterno senza cambiare nulla di sé e del proprio modo di muoversi, ma tutto ciò non sarebbe realistico!

Inoltre quando una persona si sente tirata in senso contrario a ciò che spontaneamente farebbe e quindi si trova di fronte ai limiti delle proprie capacità di fare quanto richiesto, potrebbe sentirsi inadeguata ed incapace e finirebbe col il sentirsi sfiduciata e del tutto dipendente dal terapista.

In risposta a queste emozioni, la persona dovrebbe scegliere implicitamente tra prendere la distanza delle proprie sensazioni interne oppure dal terapista.

All’opposto quando si muove il corpo di un allievo nella direzione nel quale può andare e anzi dove gli piace andare, il messaggio implicito è: “Tu sei Ok così come sei e nella nostra relazione c’è armonia reciproca e io non ti chiedo di fare niente che tu non voglia fare”.

L’allievo, momento per momento, sperimenta sensazioni e sentimenti piacevoli e ha l’impressione di potersi muovere facilmente in direzioni sempre più varie e spesso inaspettate; si ricorda com’è sentirsi sano e il beneficio che ne trae è di essere guidato verso un ulteriore apprendimento integrativo dal suo stesso senso di interezza e di benessere.

Man mano che il sistema nervoso si riorganizza, il dolore si riduce, la funzione motoria migliora e l’allievo diventa sempre più capace di imparare per suo conto attraverso le CAM e attraverso il corso normale della vita.

Quando Moshe Feldenkrais si raccomandava di “non contraddire mai il sistema nervoso dell’allievo”, intendeva dire che il sistema nervoso mantiene nella muscolatura schemi che sono necessari al benessere dell’organismo. Schemi che possono cambiare solo quando la persona integra nuovi movimenti più funzionali al proprio funzionamento e non certo per “imposizione”.

Nell’IF lavoro soprattutto sulle parti che funzionano meglio al fine di propagare il movimento più efficiente e integrato alle parti che lo sono di meno. Le aree dolorose vengono per lo più evitate fino al momento in cui non sono più tali, perciò il Tocco è piacevole e le sensazioni fisiche sono positive.

Ecco perché è molto importante per un allievo lavorare in modo “attivo” ma anche “passivo”, lasciandosi guidare dalle mani esperte dell’insegnante in modo tale da provare la sensazione di essere sostenuti nella fatica, guidati ed anche cosa vuol dire fare un movimento senza sforzo.

Ogni movimento “attivo” implica un certo impegno ed impiego muscolare mentre il poter “lasciarsi andare” insegna in profondità cosa significa compiere movimenti leggeri e piacevoli.

Purtroppo il dolore scoraggia le persone inducendole a non fidarsi del sostegno proveniente dal proprio scheletro, dalla sedia dove siedono o dal terreno su cui stanno. Il dolore, infatti, mina il senso che la persona ha del “supporto vitale” generando la sensazione che la vita abbia una base malferma.

Le azioni protettive al dolore divengono talmente abituali che le persone abusano continuamente dei muscoli per creare il senso di stabilità, letteralmente per tenersi su. Quando tocco una persona e la sostengo in modo tale che il mio allievo possa “mollare”, finalmente impara a fidarsi di se stesso e ad usare il sostegno del suo corpo e dell’ambiente.

Ciò rende possibile il recupero di molte abilità presenti prima che si sviluppasse il dolore cronico e può annunciare l’inizio di un rinnovato senso di fondamento del vivere quotidiano e tutto questo può arrivare a cambiare la persona nel profondo del suo essere e non solo da un punto di vista motorio

Per maggiori informazioni su come camminare meglio attraverso il Metodo Feldenkrais e la Ginnastica Ipopressiva contattatemi o scrivetemi su whattsapp

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