Stress, un nemico silenzioso che possiamo vincere se riusciamo ad ascoltare il nostro corpo

Non ti rendi conto del livello di stress che ti avvolge fin tanto che non vai in vacanza in un posto veramente tranquillo dove hai spazio per pensare e per sentirti: e per “sentirti” intendo proprio la possibilità di ascoltare il corpo.

Prima di partire mi ero resa conto di essere stanca. Le idee non fluivano, avevo meno voglia di giocare.. tutti indici che mi dovevo fermare un po’. Ma tendo sempre a pensarmi instancabile e tenacemente proseguo fino a pagare un conto sempre un po’ troppo salato.

Appena arrivata in Corsica, in questo meraviglioso villaggio del sud immerso nella macchia mediterranea, non riuscivo proprio a rilassarmi. Ero cellulare dipendente, adrenalinica e nello stesso tempo “moscia” e nervosa. La notte dormivo poco e il mal di testa faceva capolino sempre fra le due e le tre del mattino e appena alzata mi assaliva un leggero stato di ansia..

Ho capito che dovevo intervenire prontamente e non con la soluzione del “fare” ma piuttosto “non fare” proprio nulla ma ascoltare. Vi assicuro che quando si è in quello stato il “non fare” è proprio la cosa più difficile da fare!

Le idee arrivano SOLO a mente serena quando decidiamo di ascoltare il corpo

Avevo tanti progetti per la testa ma anche tanta confusione. Progetti di lavoro, progetti personali, sogni nel cassetto , insomma tante idee .. .ma anche molto confuse.

Facendo bighellonare la mente qua e là mi sono ritrovata a ripensare ad uno scritto di Gramellini pubblicato nella sua Rubrica “7 di cuori” , dell’inserto del venerdì del Corriere della Sera del 9 agosto e che avevo letto con molto curiosità. Gramellini risponde ad un lettore che non sapeva decidere in relazione ad una scelta importante che doveva fare e vi voglio riportare alcune delle sue parole perchè per me sono state illuminanti e credo vi possano servire da spunto quando vi troverete, come tutti prima o poi, in tale indecisione.

Le due facce di Ulisse, tra casa e viaggio. 

L’Ulisse di Omero si strugge per rivedere la sua isola. Ma l’Ulisse di Dante non vede l’ora di lasciarla e di rimettersi in viaggio. Le navi sono più al sicuro in porto che in alto mare.  Cerco di dirti che ogni decisione, nel merito, può essere giusta e al tempo stesso sbagliata. A fare la differenza è sempre lo spirito con cui la affronti.

Non fatevi ispirare dalla paura di perdere qualcosa.

Se a ispirartela è la paura di perdere, qualunque cammino intraprenderai ti porterà a sprofondare nelle sabbie mobili del tuo scontento. Se invece ti lascerai guidare dal coraggio, ogni tua scelta si rivelerà giusta e perfetta in modo quasi inesorabile.

Se prometti che non mi prenderai in giro, ti rivelerò un segreto. Quando devo assumere una decisione importante, chiudo gli occhi e divido idealmente il mio corpo in tre parti: pancia, testa e, tra le due, il cuore. Poi faccio silenzio e mi metto in ascolto. Prima scarto i suggerimenti che arrivano dalla pancia: di solito i più rumorosi e impulsivi. Poi escludo quelli della testa: spesso i più saggi, e formulati con garbo, ma impersonali. Solo allora, se sarà stato bravo, riuscirò a sentire il sussurro del cuore. Qualche volta persino a metterlo in pratica.

La risposta era semplice, quasi ovvia, chiara e luminosa ma quando si è troppo stanchi e poco lucidi, l’ovvio diventa elusivo,  come già affermava Feldenkrais.

Quante volte mi trovo nella situazione che tutto mi appare giusto e nel contempo sbagliato? E cosa faccio? Aspetto, semplicemente aspetto con il cuore aperto alla ricerca di ciò che è davvero giusto per me in quel momento. Non sono passiva anzi ma non sono nemmeno frenetica e accanita verso una direzione. Lascio chetare la mente e aspetto che il corpo ed il cuore mi indichino la strada più giusta .

La calma è la virtù dei forti possibile solo quando “sono Corpo, sento il mio Corpo”

Bello mi piace ….unire testa e pancia facendo filtrare tutto al cuore (il genitore palloso e dogmatico della pancia, la golosità e l’egoismo del bambino, collegati però al sentire del nostro cuore dove ci siamo noi e ci sono anche gli altri, dove siamo un tutt’uno con ciò che abbiamo intorno.

Cosi nei giorni a seguire compongo e ricompongo scelte e decisioni cercando di usare i tre filtri, vedere cosa rimane e già mi sento meglio.

Intanto decido subito una strategia per farmi tornare il sorriso: ridurre al minimo l’uso del cellulare;  camminare tutti i giorni guardandomi in giro e stando nel mio corpo; nuotare e fare tutti i giorni e miei magici 5 Tibetani.

In un paio di giorni mi sono sentita davvero meglio: più calma, più viva e con una sensazione del corpo davvero piacevole. Facevo tutto secondo una logica del piacere fisico e mentale e senza nessuna ombra di performance.

Fare il bagno in una mare azzurro trasparente mi ha fatto respirare in modo diverso. Nuotare in mezzo a banchi di pesci curiosi che ti vengono vicino per vedere meglio quanto sei buffa ma che non appena cerchi di toccarli scappano con un movimento cosi leggero e sinuoso che mi divertiva tantissimo.

Stare nel corpo: nella buona e nella cattiva sorte

Muovermi non era faticoso, anzi, gratificante e piacevole. Dopo gli esercizi sentivo che respiravo meglio (l’ansia non c’era più) , la mente piano piano restringeva il suo dominio, lasciando spazio al corpo e al suo sentire. La mia camminata era più fluida, più integrata col respiro e sentivo il mio corpo più armonico quasi in uno stato temporaneo di grazia.

In pratica mi sono sentita più radicata sui miei piedi, più sicura, con più equilibrio e nel contempo più pronta al movimento.

Per ora i miei progetti e decisioni sono lì ma mi sento meglio e torno a Roma sicuramente con tanto entusiasmo e voglia di riprendere senza nessun assillo, tutto verrà a suo tempo e a giusta maturazione.

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